Certo che la crisi ci fa vedere cose strane. Come il ritorno dei Doria al comando di Genova, c’era stato il precedente della Bulgaria post comunista, che aveva richiamato il re, ma erano chiaramente allo sbando. Qui si tratta di Genova la rossa, che resistette al fascismo, la patria delle lotte operaie, la tomba dei governi della destra democristiana, che plebiscita nelle primarie della sinistra, il Marchese Doria.
Certo, nobiltà rossa, infatti l’inno della vittoria è “Bella Ciao”, il nobile progressista si prepara alla guerra coi tedeschi, nel frattempo ha massacrato due piccole borghesi del Pd, la sindaca uscente Marta Vincenti e la belloccia Roberta Pinotti.
Chi vuoi che le voti due che si chiamano Marta e Roberta, in tempi di emergenza ci vuole un Lupo o una Delfina e se il nome non ti sorregge un cognome solido, come Pisapia a Milano e Doria a Genova.
Le narrazioni di Vendola sono più credibili se raccontate dalla ricca borghesia e dalla nobiltà. Tanto sono favole che durano il tempo delle amministrative, se vincessero le politiche, si profilerebbe per noi un destino greco.
Sognare la rivoluzione non costa per ora nulla, ma domani non si potrà sparare alla finanza tedesca, quella ti colpisce da lontano, puoi bruciare il tuo Parlamento e loro se ne fanno un baffo. Le narrazioni di Vendola serviranno per scaldare gli animi intorno al camino, quando ci avranno tagliato il gas.
Anche i compagni russi vogliono monete serie. Resta da dire due parole sul Pd, che dona sangue a Monti, per salvare l’Italia e a Vendola e Di Pietro, per impedire a Monti di salvarla. Generoso, ma rischioso e soprattutto suicida.
Del resto anche Bersani si chiama solo Pierluigi e non Lapo o Lupo.
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