E se chi deve dare di più, secondo uno slogan che va molto di moda, avesse già dato e continuare a spremerlo, più che in gesto di equità , fosse una vessazione? In primo luogo chi guadagna molto col suo lavoro e non è un evasore, è una persona che se lo merita. Esistono senz’altro meriti senza carriere, ma difficilmente esistono carriere senza merito. Se uno è imprenditore di se stesso, vuol dire che ha investito su di sè per acquisire competenze: apprendistato, diploma, laurea, specializzazioni, senza aver avuto nulla dallo Stato. Poi ha investito sulla sua attività , facendo debiti con le banche e con la famiglia, ricevendo dallo Stato solo una costante vessazione burocratica, ma non una lira. Infine ha iniziato a lavorare senza godere né di congedi per malattia, né ferie, né tredicesime. Insomma, garanzie zero. Eccetto una tassazione stratosferica, Irpef oltre il 50%, senza contare l’indiretta e l’esclusione da ogni franchigia, come ad esempio i ticket sanitari, che invece gli evasori non pagano. Certo, lavorando almeno dieci ore al giorno, questo fanno i lavoratori autonomi, si finisce col guadagnare e se, non avendo tutele sociali, sei prudente, finisci pure col mettere da parte dei risparmi, tipo case e soldi, tutta ricchezza già molto tassata all’atto della sua formazione. Bene, ora anche sui risparmi si vanno imponendo nuove tasse. Passi per la tassazione al 20% delle rendite, si tratta di nuovi redditi, ma non è accettabile quella del capitale, come si fa con la mini patrimoniale sui bolli o con una patrimoniale classica, come vorrebbe il partito della spesa. Poi a cosa servirebbe questo sforzo di chi ha di più, perché rischia e lavora di più? Servisse a ridurre il debito e rendere stabile il nostro Paese e la nostra economia, sarebbe iniquo, ma accettabile. Invece no, si chiedono nuove tasse per continuare a pagare false pensioni di invalidità , di accompagnamento, reversibilità truffaldine e salari per almeno un milione di dipendenti pubblici, che non servono, soprattutto al sud e che godono di diverse tutele che sfruttano appieno. Dirò solo che conosco un lavoratore autonomo che è tornato al lavoro venti giorni dopo l’innesto di tre by-pass cardiaci ed un dipendente pubblico che è stato in malattia sei mesi per l’inserimento di uno stent coronarico. Forse chi deve dare di più, ha già dato.
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