Errani in regione: abolire, oltre al listino, anche l’elezione diretta del presidente

vasco errani-3La regione Emilia Romagna , dall’ inizio della sua vita istituzionale, che risale al luglio del 1970, si è dotata di tre statuti, il primo nel giugno 1971, il secondo sempre del giugno del 1990- tutti redatti con grande equilibrio e misura senza fughe in avanti – ed il terzo nel settembre del 2004. Quest’ultimo- che si colloca guarda caso nell’era sciagurata della così detta “seconda repubblica “, ha avuto invece una lunga vicenda prepratoria che è iniziata, quasi quattro anni prima, nel marzo 2001. Ciò non solo perchè vi erano stati sommovimenti nel sistema politico , scomparsa dei vecchi partiti storici e trasformismi in sigle nuove, personalizzazione accentuata nelle leadership, ma perchè nell’intervallo temporale sono uscite due leggi costituzionali, purtroppo deleterie, ispirate ad un “federalismo “ pasticcione, che hanno modificato la Carta fondativa del Paese, per dare alle Regioni più autonomia, più poteri legistivi e amministativi e una non necessaria elezione diretta del presidente della Giunta Regionale( L.cost. 1/1999 e l.cost. n.3/200 ). Modifiche scellerate, i cui esiti sono peraltro a tutti noti: dalla crescita esponenziale della conflittualità fra Stato e Regioni, con migliaia di ricorsi alla corte costituzionale a partire dalla gestione accentrata e personalistica dei così detti “governatori “ sempre più impelagati in non esemplari vicende giudiziarie ( Formigoni, Galan, …e adesso anche Errani ), dallo sperpero irresponsabile delle risorse nel funzionamento della macchina politica e burocratica delle regioni (crescita delle indennità, esagerata autonomia di spesa dei gruppi consiliari, creazione di strutture e società parallele).

Mi dispiace molto sul piano personale per la vicenda giudiziaria che ha colpito il presidente Errani e che a giudizio finale mi auguro possa uscire “pulito”, apprezzo anche la sua decisione- sicuramente sofferta- di lasciare il campo per mantenere saldo il prestigio dell’ istituzione, che, fra l’altro, ne ha molto bisogno. Non dimentichiamo che il noto sindaco bolognese Flavio Delbono, dimissionato solo dopo otto mesi dall’incarico ( febbraio 2010) per gravi abusi ed illecito uso di soldi pubblici, aveva svolto in precedenza rilevanti incarichi in Regione nella VIII legislatura (Assessore alle Finanze, Vicepresidente della Giunta).A cui si aggiungono di recente inchieste giudiziarie, ancora in corso, per un uso allegro nei rimborsi spese dei gruppi consigliari e dei singoli consiglieri.

Quindi non mi straccio le vesti, soprattutto se la cosa la guardiamo con spirito renziano, che almeno fino a qualche tempo fa, invocava la “rottamazione “ per i tanti “sediari “ in giro e sempre in sella. Errani, appena eletto consigliere nel 1995 assume l’incarico speciale di “coordinatore del presidente della giunta “ (che era Bersani) poi nel 1999 ne diventa lui stesso presidente e per quasi 16 anni ne mantiene la carica, venendo riconfermato tre volte: nel 2000, nel 2005 e nel 2010. L’esigenza di stare entro due mandati, e non di più, mi pare adesso più avvertita ,visto che il progetto di legge elettorale regionale, ora all’esame dell’Assemblea Legislativa (cioè il Consiglio, così chiamato adesso!) prevede una norma restrittiva a due soli mandati (dieci anni) per il Presidente. La figura del romagnolo Errani, infaticabile lavoratore, ha “dominato “ la vita politica della Regione (e non poco anche quella nazionale), sia chiaro, nel bene e nel male. Sicuramente è stato capace nel gestire le difficili funzioni di Commissario Straordinario del Governo per il terremoto (forse ha esagerato in apparati burocratici per quello scopo), ma in questo ultimo decennio ha potuto fare anche altre cose, dalla politica pura sostenendo (o meglio guidando nel concreto) tutta la campagna delle primarie e poi elettorale di Pierluigi Bersani fino al ruolo, gestito per moltissimi anni  di presidente della Conferenza dalle Regioni e delle Province Autonome italiane. Non so se in quella posizione, politicamente strategica, che quotidianamente lo portava per dovere di rappresentanza dei suoi colleghi “governatori “ (sia ben chiaro a me il termine non piace, proprio per rispetto “istituzionale“) ad “incontrarsi/scontrarsi “ coi vari premier e con i governi della Repubblica,via via succedutisi, per lo più nel chiedere sempre più poteri e risorse alle regioni, non si è mai accorto della loro complessiva perdita di ruolo (hanno avuto più poteri ma li hanno gestiti male), del loro progressivo degrado nella qualità delle classi dirigenti regionali che-dotate anche di eccessive risorse personali, prese dalla tasche dei cittadini,- più che fare per un certo periodo della loro vita “ il mestiere della politica “ erano e sono diventati solo e soltanto dei “politici di mestiere “.( Vendola, Burlando, Fitto e …compagnia cantando! )

Questa lunga premessa mi serve per aggiungere una riflessione-proposta finale , che vuole essere provocatoria nei confronti dei consiglieri regionali in carica. Ecco il punto: stante la conseguenza istituzionale delle dimissioni irrevocabili di Errani, meccanismo statutario che nasce da lontano, cioè da come è stato congegnato il terzo ed ultimo Statuto della nostra Regione. Adesso a Bologna sono costretti – per non perdere la faccia- a cambiare lo statuto in vigore. Ne fanno in grande battage, come al solito-, per togliere la “porcata “ del listino, a suo tempo osannata da molti, con grande enfasi del stesso presidente Errani. Visto che si mette mano alla carta fondativa della Regione, perchè non fare altri cambiamenti, su punti assurdi del vento riformatore del 2004, frutto di “mode” politiche miopi e stupide. Perchè tutti i consiglieri stanno zitti? Perchè non si fa nulla invece per togliere la seconda “porcata“, quella che è la “madre “ del poco avveduto “novismo“ regionale, inizio 2000 : l’elezione diretta del presidente della Giunta. Quello che porta adesso ad elezioni anticipate , perchè venendo a mancare il presidente, si scioglie automaticamente il Consiglio, e si mandano a casa tutti i consiglieri! Dove sono quei consiglieri o ex-consiglieri regionali, che allora invece di ragionare con la loro testa, hanno seguito pedissequamente le tendenze presidenzialiste-leaderiste. Scelte e tendenze che personalmente, quasi alla fine del mio mandato in consiglio regionale, ho criticato ed ostacolato duramente, persino dentro il mio partito. Non è assolutamente vero, come dice qualcuno, che questa modalità elettorale del presidente non si può modificare . Vediamo come stanno le cose. La legge cost. 22 dicembre 1999 nel dettare “disposizioni concernenti l’elezione diretta del Presidente della Giunta Regionale e l’autonomia statutaria delle Regioniprecisa che tale tipo di elezione ha carattere provvisorio e “ vale fino alla data di entrata in vigore dei nuovi statuti regionali e delle nuove leggi elettorali “. Quindi vuol dire, che una norma transitoria inserita dal parlamento, è diventata ipso-facto una norma definitiva in Emilia-Romagna, nel momento in cui ha approvato il nuovo statuto. Se non è stato fatto allora si può fare tranquillamente adesso, soprattutto adesso che ne vediamo le conseguenze, che vanno a danno dei cittadini e dell’erario. Fare elezioni regionali anticipate, spendere qualche milione di euro per gli adempimenti amministrativi e logistici elettorali, e per costringere i partiti a fare a distanza di pochi mesi un nuova consultazione elettorale, non mi pare una scelta da lasciar passare con leggerezza, accontentandosi, ad esempio, della pur “bella “ parità di genere.

Luigi Bottazzi, già consigliere regionale (1990-2000) dell’Emilia-Romagna

 

 

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