Per ragionare con chiarezza sulla passata tornata elettorale bisogna ricorrere ai numeri. Confrontando quelli della Camera del 2013 e del 2018, paragone corretto, non soltanto perché si tratta di elezioni dello stesso tipo, ma anche per le percentuali di votanti :
2013 2018
votanti 75,24 72,93
centrosinistra 29,5 22,8
centrodestra 29,1 37
M5S 25,5 32,7
visti così (ovvero come molti li stanno commentando) si capisce poco, perché in questi 5 anni di confusione pochi ricordano che nel 2013 c’erano anche questi:
coalizione Mario Monti 10,5
Poi anche altri che, grosso modo, sono le percentuali di LeU e Potere al Popolo.
Se sommiamo centosinistra e Monti (come é circa stato nella prima parte della legislatura) abbiamo:
29,5 + 10,5 =40 da cui la perdita dell’attuale governo è: 40 – 22,8 = 17,2%
La crescita del M5S è stata del 7,2% e quella del centrodestra del 7,9%
In pratica il centro è andato da Salvini (nel 2013 al 4% e oggi al 17,4%) che ha ”mangiato” bene anche in casa di Silvio (da 21,6 a 14%) e la sinistra ha abbandonato la nave PD e si è gettata nel Movimento. Questo è ancora più chiaro se si guardano i voti del Senato: le percentuali per M5S sono più alte che alla Camera, ovvero la crescita del Movimento è più alta tra gli over 25 che non tra i giovanissimi.
Altro dato significante è che i “vecchi” della politica sono stati trombati quasi tutti. Certo ci sono ancora delle nicchie, ma solo perché questa legge elettorale le ha “opportunamente” create. Con la prossima, sperabilmente migliore, legge elettorale, anche gli ultimi cadranno. Ora i vincitori, credo, si dovranno preoccuare più di rinnovare realmente il paese che di occuare il potere. Perché sennò alla prossima tornata saranno le loro teste a cadere. Altra cosa importante che devono tenere a mente è che il prossimo vero governo (non quello eventuale di scopo) dovrà essere una coalizione di larghe intese come hanno fatto i cittadini in Francia mandando a casa tutti per una speranza di reale novità (Macron) o come fanno ormai da decenni in Germania. I risultati di tali politiche si vedono: crescita e accordi commerciali reali per un futuro di lungo periodo. Perché la vita sarà sempre più dura in futuro. C’è Trump con il suo protezionismo, c’è il debito pubblico e i tassi inevitabilmente crescenti, poi la deindustrializzazione del paese e sinora NON c’è uno straccio di idea di politica agricola o industriale che regga. C’è chi giura sulla flat tax o sulla patrimoniale equiparativa. Momenti inutili se non sorretti da strategie chiare. Il tutto in un paese di elettori del “tutto e subito” abituati alle favole e non alla lettura della realtà.
Auguri sarà un duro lavoro. Ma chi ci riuscirà avrà diritto a un gran posto sui libri di storia e, magari, anche a qualche statua nelle piazze d’Italia. Non è una presa per i fondelli, è un avvertimento a chi governa in un paese di Pinocchi, senza essere la Fata Turchina.