Economist. Il pericolo Hollande

Hollande Sarkozy

Il socialista che probabilmente diverrà il prossimo presidente francese, sarebbe un male per la sua nazione e per l’Europa.

Il suo paese è metà motore dell’asse Franco-Tedesco che guida l’UE.

E’ stato l’ago della bilancia nella crisi dell’euro, in bilico tra i prudenti del nord e gli spendaccioni del sud, tra creditori e debitori. Se la Francia fosse il prossimo paese a cadere in disgrazia, la sopravvivenza della moneta unica sarebbe in dubbio.

Ecco perché la probabile vittoria del candidato socialista, François Hollande, alle presidenziali francesi, preoccupa così tanto.

Alla prima tornata del 22 aprile, Mr Hollande, era di poco davanti al veterano Sarkozy. Eppure al secondo turno del 6 maggio dovrebbe vincere, perché si prenderà tutti i voti dell’estrema sinistra, che erano di Melenchon e altri, compresa una bella fetta del Fronte Popolare di Marine le Pen e del centrista Bayrou.

Sarkozy ha una montagna da scalare. Molti francesi sembrano avere un disprezzo viscerale nei suoi confronti. Nè la Le Pen, né Bayrou lo sostengono, perchè dalla sua sconfitta  trarrebbero giovamento.

Quindi salvo colpi di scena,  nel dibattito televisivo che ci sarà la settimana prossima, Hollande confida in una vittoria a maggio e in un trionfo alle legislative di giugno. L’Economist sostenne Sarkozy nel 2007, quando coraggiosamente disse ai Francesi che non avevano alternative se non cambiare.

Fu sfortunato perché dopo un anno venne colpito dalla crisi globale.

Aveva pure raggiunto dei traguardi: alleggerimento della settimana da 35 ore, liberalizzazione delle università, aumento dell’età pensionabile.

Ancora una volta le politiche di Sarkozy si sono dimostrate imprevedibili e inaffidabili, come l’uomo stesso. I toni protezionistici, anti-immigrazione, anti-europei che di recente ha adottato, potrebbero essere condivisi dal Fronte Nazionale, ma proprio questi sembra essere il primo a non crederci.

Ad ogni modo il 6 maggio, l’Economist sosterrebbe ancora una volta Sarkozy, non per i suoi meriti, ma per tenere lontano Hollande.

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