Sui giornali qualche commentatore inizia a chiedersi se sia finità l’età dell’abbondanza. Perché almeno in quello che viene definito il mondo occidentale, non abbiamo mai conosciuto un’epoca così ricca di beni materiali, di cibo, di medicine, di tecnologia, di cultura, ma pure nel resto del mondo miliardi di persone hanno abbandonato la fame, trovato un lavoro, avuto accesso a beni, viaggi ecc., anche se in misura minore della nostra. Prima di chiederci se questa età sia finita, chiediamoci che cosa l’ha determinata. Uno dei fattori chiave è stata la globalizzazione delle produzioni e dei commerci. Il trasferimento delle produzioni nei paesi a basso costo del lavoro, accompagnato al basso costo delle materie prime hanno consentito di abbassare il prezzo dei beni, favorendo anche lo sviluppo di quelli che erano i paesi emergenti, seppure in diversa misura. La Cina si avvia a diventare la prima potenza mondiale e l’India è già ben incamminata, la diversa velocità di sviluppo dei paesi una volta poveri è dovuta a fattori culturali, religiosi e soprattutto politici. Questa crescita ha determinato in parte la diminuzione di ricchezza del mondo occidentale, che aveva costruito un sistema di welfare, per lo più sconosciuto fuori dalla Unione Europea, che oggi produce a spanne circa il 25% del Pil e spende il 50% del welfare mondiale. Per mantenere e migliorare i nostri standard di vita ci siamo enormemente indebitati, cosa che gli altri paesi non hanno fatto o semplicemente non hanno potuto fare, per i limiti loro imposti dal mercato finanziario o dalle istituzioni finanziarie sopranazionali. Il secondo fattore importante è stato il lungo periodo di relativa pace tra le grandi potenze, sia per la perdita di potere di Francia, Inghilterra e Russia, vincitori della seconda guerra mondiale, sia perché gli emergenti come appunto la Cina, dovevano compiere il loro percorso di crescita. In questo quadro anche gli errori, molteplici, dell’unico protagonista forte, gli Stati Uniti, sono stati assorbiti. Questo non significa che il mondo fosse in pace, guerre feroci e numerose ce ne sono state e ce ne sono, ma confinate in una logica regionale o periferica, che non hanno fermato né la crescita economica, né i commerci. Ora il conflitto aperto tra Usa ed alleati, che chiamiamo occidente e Russia e Cina, ha messo in crisi la globalizzazione, spezzando le catene produttive e rendendo costose le materie prime. Un quadro di così forte contrapposizione rende inevitabile un rientro a casa delle produzioni, il ritorno delle barriere doganali e per questa via la fine dei beni a basso costo. Certo l’invasione russa dell’Ucraina ha dato una spallata al sistema, particolarmente all’Europa, ma anche quando si arrivasse ad una tregua di tipo coreano, la pace temo sia molto lontana, il disaccoppiamento delle economie non si fermerà. In questo quadro di arretramento del benessere tendono ad essere più evidenti le disparità economiche tra una piccola quota di ricchissimi e una vastissima quota di persone povere o ai limiti della povertà, grazie anche alla riduzione del ceto medio che è stato il pilastro della crescita dei consumi e da noi anche della crescita delle democrazie. Il fenomeno non è nuovo, il mondo è sempre stato caratterizzato da pochi ricchissimi e masse povere e questo ha portato anche alle rivoluzioni, rigorosamente seguite da dittature, questi decenni lo avevano fatto dimenticare, anche grazie allo sviluppo tecnologico e della ricerca. Un terzo fattore che frena l’età dell’abbondanza è la crisi della terra, i cambiamenti climatici, l’eccesso di sfruttamento delle risorse, la crescita della popolazione, renderebbero necessario un governo globale del pianeta, mentre i conflitti politici, economici o militare aggravano la situazione. Forse l’età dell’abbondanza non è finita, ma dobbiamo prepararci tutti ad un arretramento, anche perché la globalizzazione ha portato alla creazione di aziende più grandi di molti stati e che per la loro multinazionalità, non possono appunto essere governate da singoli stati e il problema della distribuzione della ricchezza, non può più essere governato se non a livello globale. Resta un’ultima considerazione da fare mentre molti si chiedono se il mondo sarà bipolare, Usa e Cina o multipolare ed è quanto il mondo sopravviverà.
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