Il risultato elettorale prima e l’elezione dei presidenti delle Camere poi, ci consente di affermare che siamo di fronte ad una rottamazione vera, non quella annunciata da Renzi e risoltasi in un avvicendamento di gruppi di potere. Senza toccare nulla degli apparati periferici, dai vari De Luca ed Emiliano, anzi terminata con il recupero di revenants come la Bonino, Casini, Tabacci e persino Fassino. Il vento di nenniana memoria non ha soffiato solo da nord, ma pure da sud: vedere un meridione conservatore e notabilare passare in massa ai grillini è uno spettacolo sorprendente. Vincono appunto i 5 Stelle al sud e la Lega al nord, viene asfaltato il Pd, che passa dal 40% di tre anni fa al 18 di oggi, esce distrutta la vecchia area centrista, che supera di poco l’1% e viene sconfitta pure Forza Italia che prende un 14%, importante ma negli anni d’oro superava, come Pdl, il 35%. Salvini e Di Maio segnano un salto generazionale, rottamando da un lato Berlusconi e dall’altro Renzi, che pure non è vecchio di età, ma di stile. Viene rottamato il continuo non legittimarsi degli schieramenti, Lega e 5 Stelle, si sono presi a male parole in campagna elettorale, poi si sono riconosciuti protagonisti del gioco politico, giocando di sponda alla luce del sole. Viene rottamato il metodo degli accordi sottobanco, prefigurato dal tentativo di eleggere Romani, coi soli voti del centro-destra e quelli sottobanco di parte del Pd, magari per portare poi alla Camera un Franceschini, in accordo col Pd, escludendo I grillini. Un tentativo che dimostra come i protagonisti storici siano fuori dalla realtà. Ora la sfida del governo si presenta difficile poichè i nuovi protagonisti si vedono alla guida di un nuovo bipolarismo antagonista, che sostituisce quelle nato nel ‘94 tra centro- destra e centro- sinistra, ma dati i numeri, si vedono costretti alla collaborazione. L’invocato, in particolare da Marco Travaglio, governo 5 Stelle – Pd non solo presenta le stesse difficoltà politiche, ma pure quelle numeriche, in particolare al Senato. In un quadro di forte sconfitta, il Pd reggiano ha tenuto, con Delrio, ora eletto capogruppo alla Camera e per un filo con l’on. Incerti e per meno di un filo, con la sen. Iori. Alle amministrative tra un anno il ballottaggio è più che probabile, suppongo coi grillini, soprattutto se si vota contemporaneamente per le politiche. Nel frattempo il sindaco continua a frequentare riunioni con gli imprenditori, visto che il voto operaio è emigrato altrove e il Pd è sempre più il partito dei benestanti e bempensanti , che credono gli sia caduto su un piede il bicchiere di spumante e non un mattone in testa. Cari compagni della gauche au caviar, siamo ad un cambiamento di fase, come direste voi, ma a parte questo, potete continuare a spiegare agli altri, come va il mondo, in fondo a questo servono i salotti.
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