La destra italiana è decisamente terremotata, divisa in varie tribù, ricorda la situazione libica. Un tempo c’era Forza Italia, o meglio Berlusconi, dettava linea e alleanze. Il merito di Berlusconi resta quello di aver dimostrato che la destra italiana, spesso denigrata e ghettizzata dai maestri del pensiero italiani, se unita era maggioranza nel Paese e per fare questo, aveva inserito nel gioco “democratico” gli ex missini e tenuto dentro la Lega Nord. Operazione ardita ed efficace, ma che non ha proceduto dotando il centro-destra di una chiara visione di governo e di una sua cultura, che lo tenessero insieme nel declinare del suo leader e della sua fortuna. La visione di governo, oltre al tema della eccessiva pressione fiscale, doveva prevedere un drastico taglio della spesa, mai avvenuto e una semplificazione legislativa, che consentisse ai cittadini di vivere meglio e alle imprese di prosperare. Infine si dovevano valorizzare gli intellettuali che avevano aderito alla prima ora, Colletti, Vertone, Veneziani, Buttafuoco, solo per citarne alcuni, anziché sostituirli con nani e ballerine, come le varie Rossi, Calabria, Ravetto, ecc..Questo avrebbe però presupposto la vittoria della cultura liberal-popolare su quella populista. Oggi invece, dopo la svolta di Berlusconi, prevalgono le tribù populiste: Fratelli d’Italia, Lega salviniana, mentre i centristi sono prigionieri delle loro contraddizioni e di una classe dirigente culturalmente vecchia. Nel mentre per paradosso Renzi costruisce le sue fortune politiche agitando temi liberal-popolari, i cui primi timidi accenni erano nati con la Margherita. Riconosciuto a Berlusconi il suo merito storico, bisogna dire che oggi la sua resistenza sta uccidendo la sua creatura, essendosi chiuso nell’angolo della destra populista che propugna l’uscita dell’euro. Una situazione francese, una destra forte ma impossibilitata a vincere. L’errore è stato uscire dal governo Letta, rinunciando a cambiare il Paese dal governo, subendo la scissione di Alfano e la conseguente ascesa al potere di Renzi. Ora tutto si complica, ma soprattutto l’aver lasciato scoperto il centro all’avanzata del renzismo, ha condannato alla marginalità il centro -destra, non solo in politica, ma anche elettoralmente. L’Italia diverrà dai comuni in su, un monocolore renzista. La soluzione è resa ancor più problematica da una legge elettorale che prevede il premio al partito e non alle coalizioni. Cosa si può fare? Poco, essendo difficile ricostruire una componente moderata che domini il campo di centro -destra, senza il quale non è possibile tornare a vincere. Anche chi non appartiene a quell’area è preoccupato di un sistema senza alternanza, ma ormai è ancor più evidente che Berlusconi non è la soluzione, ma il problema e un nuovo inizio non può che partire dall’esperienza del Pd, nuovo gruppo dirigente e primarie, sapendo che il percorso sarà lungo.
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