Dopo la consulta, la legge elettorale rischia di peggiorare? Verso un tripolarismo forzato!

310x0_1389975914153_vignetta_copy La Corte costituzionale, nella sua sentenza n. 1 del 2014, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge applicata nelle ultime tre elezioni politiche (approvata dalla maggioranza parlamentare che sosteneva il III Governo Berlusconi), ha posto precisi paletti alla discrezionalità del legislatore nella scelta del modello di sistema elettorale:

a) è illegittima, per violazione del principio fondamentale di eguaglianza del voto, l’attribuzione di un premio di maggioranza senza la previsione di una ragionevole soglia di voti minima per competere alla sua assegnazione;

b) è illegittima, per violazione dei principi di proporzionalità e ragionevolezza, l’attribuzione del premio di maggioranza su scala regionale, che, in regime di bicameralismo perfetto, mette in pericolo un’adeguata stabilità della maggioranza parlamentare e del Governo;

c) è illegittima, per violazione del principio democratico – che esige l’incoercibile libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento -, la previsione di liste lunghe tutte bloccate di candidati, assai difficilmente conoscibili dall’elettore, la cui scelta è totalmente rimessa ai partiti, che non sono provvisti di attribuzioni costituzionali in questo senso: “è la circostanza che alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini, che ferisce la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione”.

Questi “paletti” hanno come destinatario già il legislatore ordinario attuale, in quanto, dopo la proclamazione degli eletti, secondo la Corte, l’illegittimità costituzionale della legge elettorale non priva di legittimità il Parlamento in carica. Tuttavia, va sottolineato che, poiché deve esserci in ogni momento una legge elettorale che assicuri il rinnovo delle Camere, la sentenza della Corte lascia in vigore un sistema elettorale, basato sul meccanismo proporzionale depurato dell’attribuzione del premio di maggioranza ed integrato in modo da consentire all’elettore di esprimere un voto di preferenza per i candidati: questo (non più il cd Porcellum) è il sistema elettorale attualmente in vigore, con il quale, ad esempio, si andrebbe a votare.Quello che sta succedendo in questi giorni nel susseguirsi degli sviluppi del patto Renzi-Berlusconi, ove prima si da spazio alla Lega, poi adesso ai primi tre partitini che stanno sotto la soglia del 4,5 % , lascia molte perplessità, anche perchè – diciamo la verità – l ‘impianto complessivo senza le preferenze rimane alla fine una rappresentanza sempre “comandata” dall’alto ! Infatti i sondaggi presentati venerdì sera durante la trasmissione “ VIRUS “ su RAIDUE-TV hanno preconizzato che, con l’Italicum, la rappresentanza parlamentare si ridurrebbe a soli tre partiti: PD-Forza Italia e M5S.

Tutti gli altri, anche se apportatori di voti in coalizione, fuori e semplici portatori d’acqua. Un bel risultato che permetterebbe al ballottaggio (nessuno dei tre partiti secondo il sondaggio otterrebbe il fatidico 37% al primo turno) a uno dei tre partiti, con meno del 23-24% di voti, di raggiungere il 51-55% dei seggi in Parlamento. Qui si supera non solo la legge truffa del 1953 (premio di maggioranza alla coalizione che avesse ottenuto il 50+1 % dei suffragi) ma ci si avvicina pericolosamente alla stessa legge Acerbo del 1925 (Il sistema delineato dal ddl Acerbo andava a modificare i sistema proporzionalein vigore da 4 anni, integrandolo con un premio di maggioranza,che sarebbe scattato in favore del partito più votato che avesse anche superato il quorumdel 25%, aggiudicandosi in tal modo i 2/3 dei seggi in Parlamento).

Sarà bene che Alfano, Mauro e i “popolari per l’Italia” meditino seriamente su ciò che sta accadendo alla Camera. Si tenta di far passare una legge contro la maggioranza che sostiene il governo, per cui, delle due l’una: o nasce un nuovo esecutivo Renzi-Berlusconi di diretta espressione della nuova maggioranza parlamentare, e questo sarebbe la logica conclusione (con buona pace dei puri e duri del PD!)oppure- come incominciano a dire in diversi – meglio staccare la spina e andare al voto con la proporzionale indicata dalla Corte costituzionale affidando al nuovo parlamento una reale funzione costituente. Però a rompere gli indugi, è venuta la dichiarazione dell’immarcesibile “ Pierferdy “ Casini di ieri,sempre svelto a capire come tirerà l’aria del dopo Italicum, che con un doppio salto mortale, si è detto pronto a salire con Alfano, Berlusconi (finchè sarà in pista?), Meloni, Maroni per un super polo di destra. Alla faccia della coerenza e dell’impegno, fino a ieri sbandierato, verso un raggruppamento neo-popolare europeo.

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