Doniamo allo Stato le seconde case, tenendoci l’usufrutto

casa_acqua1-680x365 Siamo un popolo di emigranti. Alla fine dell’ottocento è cominciata la fuga verso le Americhe, prima il sud e poi gli Stati Uniti. Il fascismo ha spinto via i politici avversi, una fiumana, verso la Francia e poi a combattere in Spagna. E chi ha potuto in Svizzera. Negli anni cinquanta è cominciata la migrazione interna : dalle campagne alle città e dal sud al nord (sia italiano che europeo). Ora riparte la migrazione verso l’estero, persone qualificate. La motivazione è sempre la stessa : mancanza di lavoro e di prospettive. Non voglio occuparmi di questo fenomeno, ma di un aspetto collegato. Siccome qualcuno se ne è andato dal suo paese, ha mantenuto con quel paese legami d’affetto e anche “immobiliari”. Banalmente parlerò di questi ultimi. Dagli anni settanta in poi, una bella fetta dell’economia di quei paesi è stata il restauro o il rifacimento delle case d’origine degli emigranti. Al sud come al nord. E quindi un aiuto non indifferente ad un’economia che era sempre più disagiata.

Per ricompensa lo Stato italiano si è inventato i contratti di luce, gas e telefono di prima e seconda casa, con questi ultimi che costano una follia. Siccome il sistema aveva reso bene, ora si è passati all’IMU sulla seconda casa e anche qui stangate da paura, almeno per quello che mi riguarda : per una casa di 120 metri quadrati io pago 210 euro per la mia parte, mia madre e mia sorella altrettanto. Era un pezzo della casa dei nonni paterni, l’eredità di e da mio padre. Ora la cosa è ridicola, o meglio, tragica. Almeno la metà delle famiglie italiane ha una seconda casa ereditata e magari rimessa a nuovo con qualche sacrificio. Se la si volesse vendere, non si trova nessuno che compra, soprattutto di questi tempi. Ma lo Stato tassa per fare cassa e per mantenere privilegi a se stesso (la manovra Boldrini –parrucchiere per signora- ne è l’esempio massimo, lei che viene dall’ONU, dalla fame nel mondo, ma soprattutto da alberghi a cinque stelle che per ogni notte costano quanto il reddito pro capite di 6 mesi dei bambini che amorevolmente prende in braccio).

Lo Stato vuol tassare le seconde case ? Niente da eccepire. Lo Stato attribuisce a queste seconde case un valore su cui stabilire la tassa ? Niente da obbiettare. O meglio, se io decido di vendere e non trovo nessuno che compra, compra lo Stato al prezzo che ha stabilito. È comodo tassare l’inalienabile. Oppure, e questa è una proposta vera, facciamo tutti donazione delle nostre seconde case allo Stato, tenendoci l’usufrutto. Vorrei veder le facce rubiconde dei sindaci di quei paesi, ora ampiamente coperti dalle nostre tasse, se facessimo delle donazioni di massa. Dovrebbero mettere le case all’asta, come nuda proprietà. E chi comprerebbe ? Ma come al solito anche questo resterà lettera morta, neppure a Grillo è venuta in mente questa idea, figuriamoci agli altri.

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