Alla fine il Presidente Mattarella ha detto no, dimostrando di averlo più lungo di Salvini e Di Maio ed evitando di diventare il Presidente Mozzarella. Nonostante il fatto che abbia agito all’interno dei suoi poteri, nonostante il fatto che le maggiori forzature istituzionali, siano state fatte dai due giovani non vincitori delle elezioni, nonostante che il “contratto” fosse un libro dei sogni, nonostante il governo fosse raffazzonato, riteniamo che il Presidente abbia commesso molti errori nella conduzione della crisi. In primo luogo l’avversione a Salvini lo ha spinto a non conferirgli un mandato esplorativo, che probabilmente lo avrebbe bruciato e ci avrebbe condotti subito al punto in cui siamo ora, le elezioni anticipate, senza lo strazio di questi ottanta giorni. Poi nell’assecondare il tentativo di un governo 5 Stelle- Pd, senza conferire a Di Maio un incarico, nell’illusione che i grillini fossero pilotabili all’interno del sistema di potere di cui Mattarella è esponente. La conduzione ondivaga della crisi ha portato all’alleanza degli opposti e se un potere di veto si doveva esercitare, era su un programma irrealizzabile e pericoloso per la stabilità dei conti. Infine la nomina di un premier, il professor Conte, non eletto, privo di curriculum e di esperienza ha reso difficile dire un no. Se passi programma e premier, la cui scelta la Costituzione ti affida integralmente, non puoi dire di no ad un ministro che per la Carta devi nominare, di fatto, d’intesa. Quando Mattarella nel motivare il no a Savona dice che voleva un ministro eletto, omette di ricordare che i premier con l’eccezione di Monti, sono sempre stati politici, compreso Renzi che era segretario del Pd, mentre i ministri del Tesoro non lo sono quasi mai stati negli ultimi governi, eccetto Tremonti: Ciampi, Siniscalco, Padoa Schioppa, fino a Padoan. Se passi Conte non puoi motivare il no a Savona. Però, dice Mattarella, dovevo difendere il risparmio degli italiani. Ma chi dice che sarebbero stati in pericolo con Savona, più che con un governo Cottarelli senza maggioranza? Per un po’ i poteri forti sosterranno spread e borse, ma il peggior nemico dei mercati è l’incertezza. Anche la tesi che questo governo volesse portarci fuori dall’euro è una opinione, questo non era nel contratto, né nelle parole dei protagonisti e neppure negli intendimenti del professor Savona, che conosco personalmente, avendolo avuto come presidente, per tre anni nel Cda di Banca di Roma. In ogni caso il responsabile ultimo di questa scelta sarebbe stato il Presidente del Consiglio Conte, benedetto da Mattarella, che avrebbe conservato intatti i suoi poteri di veto, che ha deciso di usare preventivamente e non di fronte a fatti. Sinceramente non mi sarei ucciso per Savona, ma se questi avevano vinto le elezioni, arrivati qui, bisognava lasciarli governare, lasciare che si scontrassero con la realtà. Ora la mossa del Presidente apre scenari inquietanti, introduce nella parte maggioritaria del Paese, l’idea che votare non serve a nulla, radicalizza le forze populiste e ci porta ad elezioni, che non saranno un referendum tra si euro e no euro, ma tra popolo e Palazzo. Mattarella è sceso nell’agone elettorale dovendo tacere, mentre i suoi avversari potranno parlare e in alcuni casi straparlare, come quando lo vogliono mettere sotto accusa. La sua mossa non fa bene neppure a chi lo difende: Forza Italia se strapperà con la Lega, verrà fucilata nelle urne e se non romperà andrà al traino. Il Pd si rianimerà, ma difficilmente vincerà e la prossima volta il Presidente rischia di trovarsi Savona candidato premier o Salvini, in caso di vittoria del centro-destra e allora potrà dire ancora di no? Ora il governo del Presidente oltre a fare poco, sarà chiamato a nominare tutti i vertici delle aziende di Stato, compresa la Rai, dei servizi segreti e via continuando, alcune centinaia di nomine che sono la polpa del potere, coerentemente dovrebbe escludere i nuovi barbari e mantenere a galla il vecchio potere, se sarà così ogni nomina sarà un Vietnam, un ottimo viatico per mettere in sicurezza i risparmi investiti in quelle aziende, spesso quotate. Infine se il governo del Presidente fosse votato, come presumibile dagli sconfitti delle elezioni, lo schiaffo al voto del 4 marzo sarebbe plateale. Forse Mattarella temeva che ci fosse un non detto dei vincitori sull’euro, avere un piano B non è un atto stupido, i previdenti lo hanno sempre, lo hanno pure i tedeschi, ma pure moltissimi italiani pensano che nell’agire del Presidente ci sia un non detto, cioè che la nostra è una democrazia a sovranità limitata, che funziona solo quando siamo chiamati a pagare per il presunto salvataggio della Grecia, per le banche spagnole, venti miliardi di euro, ma non possiamo rinegoziare il conteggio dei Btp nei bilanci delle banche. Mentre nulla si può dire sui derivati in pancia alla più grande banca tedesca o sulle banche regionali della Germania, deboli e controllate dalla politica, ma sottratte alla vigilanza della Bce. Per queste ragioni, ci dispiace dirlo ma Mattarella ha sbagliato, non crediamo ai complotti, ma certo è apparso, il che è come esserlo, l’esponente di un potere e di una cultura, che segue riti barocchi e ormai sempre più lontana dalla gente e pure dalla realtà.