Diario elettorale. Il centro-destra ci prova
Fatte le liste elettorali, finalmente si vota, anche se con una legge elettorale che rischia di consegnarci ad un destino spagnolo: nessuna maggioranza dopo il voto e pure dopo aver rivotato. Viviamo un tripolarismo quasi perfetto, dove l’ unico sistema elettorale efficiente sarebbe il doppio turno con ballottaggio, non certo un proporzionale, corretto. Ai canapi del palio si presentano tre contendenti principali, il centrodestra, i 5 Stelle e il Pd con alcuni cespugli. Questi sono gli unici in grado di vincere nei collegi maggioritari, un terzo del totale, ma come il sistema è tripolare, anche l’insediamento dei protagonisti principali lo è: il centrodestra è egemone al Nord, il centrosinistra al centro, solo il sud presenta una geografia frastagliata, il centrodestra è forte, come pure i 5 Stelle, mentre il Pd è presente in alcune isole elettorali. Ora, poiché il rischio concreto è che nessuno abbia i voti per governare e in considerazione del fatto che ognuno dichiara che non farà alleanze, come in Spagna o in Germania, non resta che sperare che vinca uno schieramento. A leggere i sondaggi, ma anche l’ umore del Paese, il centrodestra arriverà primo, pur se in una formazione a quattro partiti, mettendo insieme ciò che in Europa è diviso, cioè i popolari di Forza Italia, di Noi con l’ Italia e la destra di Lega e Fratelli d’ Italia. Non si tratta di una novità, ma nelle elezioni passate il dominus erano i centristi, ora le forze si equivalgono e allora i programmi diventano determinanti, non solo per governare, ma anche per essere così credibili da raggiungere la maggioranza assoluta. Qui cominciano le dolenti note: il protagonismo di Salvini, se pure ha rilanciato una Lega morente, oggi rischia di allontanare gli elettori centrali, determinanti per la vittoria, con proposte come l’ abolizione della legge Fornero. Pensare alla propria gloria ignorando le alleanze, è stato pure l’errore di Renzi, si vede che il nome Matteo non porta bene. Al muscolarismo di Salvini si contrappone il tatticismo manovriero di Berlusconi, miracolosamente ancora in piedi, ma non certo quello degli anni d’oro. Per ora non pare possibile che il centrodestra abbia i voti per governare, la campagna elettorale sarà sporca, il partito di Repubblica, il cui editore De Benedetti controlla il governo, pardon i quattro che lo compongono ( Renzi, Boschi, Padoan,Delrio), giocherà pesante e i magistrati non faranno mancare a Berlusconi, nuovi avvisi di garanzia, per ora si parte con la vendita del Milan, poi qualcosa arriverà anche ai 5 Stelle, magari per coprire i guai di Renzi e della Boschi, che nel frattempo hanno trasformato il Pd, nel PdR, partito di Renzi, usando il lanciafiamme, nella composizione delle liste, contro gli avversari interni.. Se sarà moderato nei comportamenti, non nelle idee, il centrodestra potrebbe vincere, altrimenti sfiorerà la vittoria e, a giudizio di molti esploderà, perché non ci saranno i numeri né per un’ alleanza dei centristi col PD, né dei leghisti coi 5 stelle. Per converso, in caso di sconfitta in casa Pd, partirà la caccia a Di Maio, i 5 Stelle non possono continuare all’infinito con le loro sconfitte onorevoli. A differenza della maggioranza dei commentatori, io non credo possibili seri governi di larghe intese, proprio perché facilmente mancheranno i numeri e perchè Mattarella non è Napolitano. Avremo un governicchio che dovrà garantire la tenuta dei conti e fare una legge elettorale che consenta un governo, poi di nuovo al voto, con il retro pensiero che prima o poi si stagli sullo sfondo, l’ombra di Draghi, a fine mandato alla BCE.
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