Delrio punta alla segreteria del Pd

 Nei giorni in cui i magistrati di Genova stanno indagando i vertici del Ministero dei Trasporti per il crollo del Ponte Morandi, e la guardia di finanza invia nuovi elenchi di funzionari che potrebbero essere indagati, ovviamente assieme ai vertici di Autostrade, l’ex ministro dei Trasporti Graziano Delrio, di cui non si conosce una visita alla Città duramente colpita, anche solo per carità cristiana, sta pensando al suo futuro. Le sue responsabilità nella gestione del ministero delle infrastrutture, nell’allungamento della concessione ai Benetton, sono il passato, bisogna guardare avanti, tanto non succederà nulla. La Procura di Genova indagherà mezzo ministero, ma salverà gli uscieri e il ministro, in fondo è giusto: che ne potevano sapere gli uni e l’altro dei problemi del Morandi, che tra l’altro non era neppure il primo ponte che crollava? Del resto l’ex ministro è spesso inconsapevole, ignora che la sua riforma delle Province ha creato solo caos e ignorava pure l’esistenza della mafia nella sua Città.  Visto che il passato per lui non torna, il futuro prevede una candidatura a segretario del Pd. Come suo costume, il nostro lo nega, gli unti del Signore non chiedono incarichi, aspettano che gli vengano offerti, per dettare le condizioni di una sofferta accettazione. Vorrebbe che Zingaretti si ritirasse, lasciando libera la strada per la sua volata. Questi sacerdoti del potere non amano le competizioni dure, anche perché si può perdere, mentre gradiscono le ecumeniche accettazioni, ma non bisogna sottovalutare la loro capacità di manovra. Il giovane Delrio, sindaco di Reggio Emilia, nella corsa alla presidenza Anci, vinse la corsa interna al Pd, che comportava la carica di Presidente dell’Anci, in forza del manuale Cencelli, per un solo voto, surclassando il favorito Emiliano, sindaco di Bari. Mentre il vulcanico Mangiafuoco pugliese si agitava sulle piazze televisive, il nostro vendette Agac, la multiutility reggiana, ai genovesi e ai torinesi, che cosi salvarono le loro utility con la nascita di Iren e Chiamparino saldò il suo debito, facendo vincere Delrio. Il conto fu inviato in bolletta agli utenti emiliani. Questi cattolici adulti sanno come mangiarsi il diavolo, figurarsi un Emiliano. Però Zingaretti è un problema diverso, è il ritorno della vecchia ditta bersaniana, un avviso di sfratto per gli ex democristiani, che si sono mangiati il Pd, relegando gli ex comunisti nelle cucine dei festival a friggere salamelle. Certo il nostro ha il sostegno del vecchio melieu democristiano che parte dal Quirinale, passa per le banche, tocca grandi gruppi editoriali, dove uomini di quel mondo hanno raggiunto importanti posizioni. Pare abbia pure il sostegno di Renzi, che rischia di trovarsi confinato nel think tank del finanziere Serra, ma il Tartarino di Firenze non si fida, a ragione, di Graziano e il suo è un abbraccio mortale. Franceschini, grande fiutatore di arie, è già passato con Zingaretti, ma potrebbe tornare a casa se il governatore laziale si ritirasse, anche per lui non è facile cambiare schieramento dalla sera alla mattina. Mentre aspetta come il Cardinal Lambertini, di essere chiamato a Roma per l’elezione papale, Delrio si occupa del prossimo candidato a sindaco di Reggio. Assieme all’ ex on Cstagnetti lavora per la candidatura della già consigliera comunale Rabitti, proiettata alla presidenza delle Farmacie comunali. I nostri temono che il fragile sindaco attuale Luca Vecchi, possa perdere le elezioni e per un papa in pectore perdere la propria città, non è il massimo. Il cambio di cavallo non sarà facile, Reggio è una Città dove i renziani non hanno mai vinto il congresso, neppure quando il fiorentino era il Re Sole. In fondo al cassetto esiste anche un piano di emergenza, quello di ricandidare Delrio a sindaco, in fondo se non puoi mangiarti un bue, accontentati di un agnello. La cosa più terribile che può accaderti è restare senza niente, cioè un semplice deputato.

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