Delrio ministro

bici Senza usare i toni encomiastici del Rettore dell’Università di Modena-Reggio, che ne parla come di evento straordinario, non si può negare che la carriera di Delrio sia stata folgorante. Voluto consigliere regionale dall’allora Presidente provinciale, Roberto Ruini, un giovane politico che per le sue qualità avrebbe meritato miglior fortuna, divenuto sindaco di Reggio per le quote Margherita e da lì, grazie alla sua innegabile arte “dorotea” della mediazione, presidente Anci, bruciando sul filo di lana Fassino ed Emiliano, quest’ultimo all’epoca dalemiano e oggi spasmodicamente convertito al verbo renziano. Quel ruolo portò Delrio ad essere nel governo Letta il primo ministro in quota Renzi e autore di una delle più pasticciate riforme, la presunta abolizione delle Province, da lì alla segreteria del Consiglio dei Ministri il passo fu breve, era l’unico renziano ad aver visto almeno la sala. Ora deve misurarsi con un mare di sostanza meno nobile e più densa dell’acqua, questo è il ministero delle Infrastrutture in Italia e non lo aiuteranno molto né la bici, né le preghiere, forse il suo inner circle: la squadra contiene seri professionisti, da Bonaretti, alla Gabbi, a Spadoni. Sebbene ci sia capitato di scriverne in negativo, l’uomo conosce l’arte della prudenza e della mediazione, ma questa volta servirà soprattutto il coraggio di rottamare, guai adagiarsi nella continuità, come fece in parte da sindaco, in quel mare, se ti fermi affondi e affondi male. Dicono che è una rimozione dal Giglio magico, anche se così fosse, sarebbe un vantaggio, in quel giro Delrio era fuori posto. L’uomo ha troppa considerazione di sé per passare il tempo a fare l’adoratore del premier, in una posizione più defilata può recuperare autonomia e vedere come finiranno tutti gli azzardi di Renzi, se, come credo funzioneranno per un po’, il nostro avrà comunque la sua tribuna, se nel tempo lungo il renzismo declinasse in zapaterismo,  il neo ministro sarebbe uno dei successori più potabili. Fantapolitica? Possibile, ma l’uomo non si considerava inadatto neppure come Presidente della Repubblica, figuriamoci come premier, o come segretario del Pd. Sarà difficile per quel partito continuare a vivere avendo un monarca, al posto di un segretario.

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