Del Rio, l’Anci e Ballarò

E’ alla Leopolda che Graziano Del Rio è diventato un leader nazionale, da primo cittadino di una grassa e tranquilla Città di Provincia. Dopo aver “fottuto” D’Alema e la sua banda di sindaci meridionali, conquistando la presidenza Anci (l’associazione dei comuni italiani), con i voti di Berlusconi e della Lega ed anche grazie ai loro veti su Fassino, il sindaco post comunista e post democristiano di Reggio Emilia è salito sul palco di Firenze per la sua consacrazione. Renzi ha detto che amministra meglio di lui, speriamo non sia vero, soprattutto per i fiorentini, ma gli si può perdonare una piccola piaggeria. Con la barba, l’aspetto ascetico e i vestiti da supermercato, ha rinverdito i fasti di La Pira, in platea Castagnetti si è commosso o forse ha solo finto, quando Graziano invitato a fare un discorso da primo ministro ha detto che avrebbe fatto costruire ai bambini una scuola di cartone. Voi direte: un po’ poco, ma cosa sono la realtà, l’euro, le lettere della Bce di fronte ad un sogno, un’utopia, la città delle persone dove il welfare ti accompagna dalla culla alla bara, come Pinocchio nel paese dei balocchi. Così non si governa, direbbe il cinico D’Alema, ma la sinistra erede di Dossetti e La Pira, non governa, disegna utopie, diffonde bontà, cita santi mai riconosciuti, come don Milani, elitari, non dozzinalmente popolari come padre Pio. L’abito pauperistico alla lady Prodi è una scelta, ma non fatevi ingannare, serve a celare l’idea di superiorità e il disinteresse per gli altri, per carità siamo tutti fratelli, ma non tutti eletti. Questa sinistra democristiana era in via di estinzione come gli Jedi, dopo aver perso recentemente anche Martinazzoli, ora ha trovato il suo Luke Skywalker, da affiancare al guasconesco capitano Jan Solo, Matteo Renzi, a cui è affidato il compito terreno di governare sotto la guida dell’utopia. Vedremmo bene per Graziano il ruolo del compagno Suslov, custode dell’ortodossia quando l’impero sovietico era una religione, prima del lettone di Putin. Li vediamo come i moschettieri, riemergere dai loro monasteri per seguire le bandiere del fiorentino, senza chiedere di apparire, ma con buone posizioni, nel partito e nel Parlamento, il governo no, è una cosa dozzinale, da seguaci di Padre Pio. Senza distinzioni di età, i profeti non invecchiano, a differenza dei burocrati alla Bersani, che nascono vecchi. Tutti insieme: Prodi, Castagnetti, Parisi, Soliani, come una volta, come sempre, loro non tornano, gli Jedi non se ne sono mai andati. Ora hanno un delfino, che credono di poter governare e non si accorgono che sarà il loro giustiziere, perché è nato nella parrocchia dossettiana, ma ha le ambiguità e le furbizie del miglior doroteismo, come si è visto a Ballarò, dove ha avvolto idee evanescenti in carta velina. Nulla di preoccupante, come i suoi maestri non deve risolvere problemi, solo sopravvivere a lungo al potere.

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