Del Rio e la politica del pendolo

pendoloArrivato a presiedere l’Anci, l’associazione dei comuni, uno dei tanti baracconi inutili, proprio perché giudicato più innocuo di Fassino ed Emiliano. Graziano Del Rio ha finalmente parlato, in una intervista a Radio 24, ha detto molte cose.

Stima Renzi, ma anche Bersani. D’Alema dovrebbe andare a casa, anche se lui lo ammira molto.

Il limite dei tre mandati dovrebbe essere una regola con poche eccezioni, anche se considera la Bindi e Castagnetti moltissimo, nonostante abbiano più di tre legislature.

Insomma, il rinnovamento serve, ma senza sgomitare, come fa il fiorentino, meglio sarebbe un tranquillo passaggio di consegne a favore di giovani come lui, a fine mandato e senza pensione.

Mentre i suddetti leader, di pensioni ne hanno tutti almeno una e ritirandosi potrebbero arrivare a tre o quattro.

Insomma, il classico cerchiobottismo del sindaco reggiano, al quale supponiamo non dispiaccia la vecchia canzone di Edoardo Vianello “guarda come dondolo”.

Idee non se ne sono sentite, del resto è un’era dominata dall’economia finanziaria e dalla competizione, tutti temi estranei agli eredi della sinistra democristiana, per loro le infrastrutture sono le rotonde stradali, al massimo le ciclabili.

Però sono abili galleggiatori e maneggiano le parole, specie se senza contenuti, da veri maestri.

Dopo le convergenze parallele di Moro, abbiamo la politica del pendolo di Del Rio.

Guarda come dondolo, sulle poltrone del potere.

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