Senza entrare nella ornitologia, che appassiona la politica italiana, dove chi è critico è un gufo, mentre chi ci governa, crede siamo allocchi, è opportuno attenersi ai dati nudi e crudi. A metà marzo l’Istat ha pubblicato il dato sull’inflazione, -0,3% su base annua, -0,2% su base mensile e l’Italia è tornata in deflazione. Banca d’Italia ha invece annunciato che il debito pubblico ha raggiunto il suo nuovo massimo a 2.191 miliardi di euro, con tendenza a salire, mentre l’avanzo primario, con tendenza a scendere, è circa 1,5 punti del Pil. La spesa per interessi è di circa 70 miliardi l’anno, due finanziarie robuste e il risparmio, dovuto al calo degli interessi, è di circa 5 mld. Vista distrattamente, sarebbe una buona notizia, ma non è così. La compressione dei rendimenti cedolari, aggrava la stagnazione dei consumi e per quella via il calo delle entrate fiscali da tassazione indiretta, che dà utili delle imprese, inoltre i rendimenti dei titoli decennali, 1,5% circa sono reali, cioè non erosi dall’inflazione. Quindi in questo quadro, il debito sembra più leggero, in realtà diviene più pesante e i tassi potrebbero riprendere a salire, quando la BCE smetterà di comprare titoli italiani, mentre l’inflazione potrebbe restare negativa in presenza di una riduzione monetaria. Un serio problema per i conti pubblici, anche perché se il bazooka non produce una ripresa produttiva e un aumento del Pil, un aumento dei salari e in ultimo dei consumi, non vediamo altro che possa seriamente fare il governatore Draghi. Inoltre, lavorare con tassi così bassi, non favorisce le banche italiane dedite ai prestiti, con questi margini ogni “sofferenza” è una bomba e neppure quelle che operano sulla finanza, dove le possibilità di salita sono ridotte e quelle di discesa molto più ampie. Senza l’intervento delle banche centrali, i ribassisti avrebbero già sfondato, ma sono intorno alle mura. La ricetta è sempre la solita: tagliare la spesa corrente, con i suoi sprechi e corruzioni e con il suo contorno di voti. Forse per salvare i conti, bisogna rischiare di perdere le elezioni. La narrazione renziana dipinge un futuro fascinoso e un presente felice, mentre vive di debiti. Ognuno può scegliere di essere gufo, o allocco.