Come aver tolto la linguetta della sicura ad una bomba a mano, quando Mario Monti all’inizio dell’anno decise di rendere pubblico al mondo il suo pantagruelico disegno di legge per le liberalizzazioni economiche dell’Italia. Ora la bomba va lanciata, sennò ci scoppia tra le mani. Visto che scontenta tutte le forze politiche, la metafora intende che, se per puro caso, il Parlamento non dovesse approvare il relativo decreto, se ne vedranno delle belle, sia in termini
di spread, sia per quanto concerne la labile fiducia che nutrono in noi gli altri partner europei, con in testa la Germania. Il capo del governo ha costruito un’ampia bozza che investe una quindicina di settori economici, con in più l’idea di costituire un’Agenda digitale per l’Italia che venga adottata dal Ministero dello Sviluppo a tre mesi dall’entrata in vigore del decreto sulla concorrenza. Iniziativa non marginale per il governo, in fatto di crescita e produttività. La digitalizzazione del paese aprirebbe le porte ad ambiziosi obbiettivi: innalzare l’uso di internet da parte dei cittadini, promuovere lo sviluppo dell’e-commerce,installare nel paese una banda larga di nuova generazione e creare nuove frequenze di reti wireless, con un forte impatto in termini di occupazione giovanile qualificata e anche di punti di Pil. Guardando ognuna delle singole iniziative, non tutte hanno uguale peso specifico nel determinare miglioramenti, anzi alcune di esse suscitano forti perplessità d’efficacia e comunque il sentiero per la loro approvazione parlamentare è lastricato da grandi difficoltà. Tutte le categorie coinvolte sono in rivolta, minacciando scioperi e fermi a valanga. Non credo che la cancellazione delle tariffe minime di riferimento per le prestazioni dei professionisti (probabilmente rimarrà solo nei rapporti di lavoro con la pubblica amministrazione), abbia un effetto volano sull’economia, prima di tutto perché i compensi minimi stabiliti dagli Ordini ( rimaneva appunto solo un minimo di riferimento) di avvocati,ingegneri,commercialisti, ecc……erano già stati aboliti tra il 2006 e la manovra di ferragosto.Con la novità ora che la parcella verrà concordata per iscritto col cliente, ma con l’incognita che nel caso di controversia, il giudice non sappia stabilire se il prezzo per la prestazione sia effettivamente congruo. Secondo: anche la qualità del servizio offerto potrebbe peggiorare, visto che nel decreto è previsto l’abbassamento del periodo di tirocinio per i giovani fin dall’università, per cui si potrebbero avere ad esempio avvocati che professano, senza avere mai messo piede in un’aula di tribunale. Piace invece ai rappresentanti degli Ordini l’ingresso di soci di capitale, per favorire l’abilitazione di nuovi soggetti che intendano avviare l’attività. Stessa valutazione d’efficacia vale per i punti vendita di carburanti e farmacie: la deregulation inciderà poco sul prezzo finale del prodotto, che ha invece il suo grosso nella produzione in esclusiva da parte delle multinazionali di settore, per non parlare poi delle accise sui carburanti, che costituiscono ormai più del 50% del prezzo. Il rischio è che siano create numerose rivendite, ognuna delle quali farà guadagni da fame e che le stesse chiudano in poco tempo, determinando oltremodo una perdita per il fisco, dovuta al mancato versamento di imposte. Per i taxi invece l’annullamento delle attuali licenze in esclusiva per costituirne di nuove, sembra creato ad hoc per una determinata forma di impresa collettiva, che potrà così diventare leader di settore (vizio antico e sempre riproposto). Anche se a parer mio, la strenua difesa del valore della licenza da parte dei titolari, come unica forma di liquidazione, è quanto meno pretestuosa; visto che verranno in qualche modo risarciti (si parla di compensazioni una tantum) e che comunque i tassisti hanno o dovrebbero avere un fondo di categoria in cui versare l’obolo annuale, anziché sborsare 200.000 euro in partenza, una forma di consociativismo già abolita in passato per numerose attività commerciali. Novità in vista anche per le compagnie assicurative, dove il governo ha accolto la segnalazione dell’Antitrust in materia di risarcimenti. Rimarrà in vigore l’attuale sistema di rimborso al danneggiato, direttamente dalla propria compagnia per i danni materiali, escludendo però i danni fisici, anche lievi, che saranno invece pagati dalla compagnia del danneggiante, alla quale il danneggiato si dovrà rivolgere. Ma il vero cuore pulsante della manovra, a cui Monti guarderà con particolare interesse, completando la sua opera a decreto approvato, coinvolge i servizi dei trasporti pubblici, la riforma tariffaria delle concessioni autostradali, lo scorporo della rete Fs da Trenitalia, in modo che questa non sia in posizione dominante rispetto ai nuovi soggetti operanti nei servizi di trasporto su rotaia.Con in più l’eliminazione dell’obbligo del contratto di lavoro nazionale, sostituendolo con il contratto di settore. Ed ancora, l’abbassamento della soglia per l’affidamento dell’in house senza gara da 900 a 200 mila euro con il mantenimento delle concessioni per 5 anni alle aziende che decideranno di accorparsi nella gestione dei servizi pubblici di trasporto, o raccolta rifiuti. Questo determinerà sicuramente un abbassamento tariffario al consumatore finale. Si sta cercando di ovviare al populismo scaturito dall’ultimo referendum, incentivando la privatizzazione di società miste (pubblico e privato), entrando così in gioco nella gestione dei servizi locali con tutto il potenziale di investimenti necessari, che il privato può mettere in campo, per migliorare la qualità di prestazione. Semplificare tempi e burocrazia per i giovani imprenditori che intendono costituire una s.r.l senza obblighi di capitali minimi, con lo svantaggio di non poter attingere al sistema creditizio, ma operando in settori come consulenze od informatica, potranno così sfruttare un capitale ben più prezioso: le capacità intellettuali. Ed infine lo scorporo dell’attività di banca dalle poste che potranno in tal modo essere privatizzate( su questo però il governo probabilmente farà retromarcia). Molte di queste iniziative in settori nevralgici del paese sono state fortemente volute dal ministro Corrado Passera e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, che determineranno una rottura nella catena di commistioni tra economia, pubblica amministrazione e sigle sindacali, le quali hanno prodotto nei decenni passati il peggio di sé e che sono la causa principale di dissesto finanziario. A questo massiccio piano di rilancio si riferivano Angela Merkel ed Olli Rehn, usando il termine “impressionante” nel giudicare l’Agenda programmatica di Monti. Altro non è che l’antipasto di un menù ben più variegato e stuzzicante per strappare la nazione dalle mani di vecchi parrucconi ben saldi alla cadrega, politici trombati, biscazzieri e furbetti di ogni ceto e grado culturale. Probabilmente nella stesura definitiva si vedranno comparire, scomparire o stralciare emendamenti, proposte e soluzioni qui riportate; speriamo comunque che alla fine la montagna non partorisca un topolino. Nell’ultima settimana di gennaio, o si “ricomincia” a fare l’Italia, o si muore. I mercati volenti o nolenti, ci stanno aspettando al varco.