La legge del contrappasso non risparmia neppure lo “sceriffo” Vincenzo De Luca, il cacicco recentemente plebiscitato a Presidente della Campania, per aver arrestato, grazie soprattutto al fermo di tutta l’Italia, il Covid sulla riva nord del Garigliano. Il nostro eroe, a differenza di Franceschiello, era riuscito a fermare pure i reali piemontesi (gli Agnelli), grazie ad un semplice certificato dell’Asl, facendosi pure beffe del rampollo della casa reale, nonché presidente della Juventus. Purtroppo la realtà ha la testa dura e la nuova ondata di Covid sta dimostrando che il suo sistema sanitario, come quello di molte regioni del sud, è fragile, come lo è il sistema socio assistenziale. I numeri assoluti le assegnano il secondo posto per i nuovi contagi, appena dietro alla solita Lombardia, ma la seconda ha quasi il doppio della popolazione e fa il triplo dei tamponi, il che ci consente di dire che la Campania è il punto debole del fronte, quello sul quale si rischia di più lo sfondamento, perché ospedali e reparti di rianimazione possono raggiungere la saturazione in poche settimane.
I maligni dicono che ciò che sta accadendo oggi spiega perché De Luca avesse insistito così tanto per anticipare il più possibile la data delle elezioni regionali. Noi non lo diremo, però nonostante il sapiente uso della propaganda e dei social, i problemi non sono stati risolti e ora non basterà il lanciafiamme, né l’attacco a Salvini, su di Maio il nostro ha ovviamente smesso di ironizzare. Né potrà più prendere in giro la Lombardia, dove i pazienti meridionali, compresi i campani, vanno a curarsi facendo spendere alle loro regioni un miliardo di euro l’anno. Dio non voglia che sulla Campania si abbatta un’onda come quella a cui, con errori ed inefficienze ha comunque fatto fronte la Lombardia, resisterebbe pochissimo. Per nascondere di non aver fatto molto per migliorare la sanità, nei suoi lunghi anni di governo, l’astuto De Luca ha fatto ricorso al secondo dei suoi lanciafiamme.
Il primo è l’uso furbo del potere, l’altro la politica-spettacolo, in cui non sappiamo più se è Crozza che imita lui o lui che fa il verso all’imitatore. Demagogia e sovranismo in salsa meridionale, con minaccia di chiusura di frontiere, che neppure possiede. Secondo lui la Campania è vittima di un «attacco mediatico», perché le troupe dei tg documentano file per i tamponi che a suo dire non ci sono. Era il trattamento riservato ai dirigenti lombardi, con contorno di indagini, che per ora in Campania mancano. Ecco il ritorno del contrappasso. E non basterà allo sceriffo ordinare il silenzio ai medici, cosa che essendo del Pd, nessuno gli rimprovererà, né dileggiare Agnelli come arma di distrazione di massa, nella terra che vide i duelli Napoli- Juve, all’epoca di Maradona. La furbizia è una gran cosa, ma i fatti hanno la testa dura e speriamo per gli amici campani che il Covid si mostri in versione più clemente di quello della primavera scorsa. Altrimenti pure Vincenzo, come lo chiamano i suoi molti sostenitori, forse conserverà l’onore, come dice citando Schopenhauer, ma di sicuro perderà la faccia.
Devi accedere per postare un commento.