Sarà supponente, antipatico, pure comunista, ma è l’unico che conservi un minimo di dignità in un partito che è passato dal centralismo democratico, al paraculismo totale.
Vince Veltroni, tutti veltroniani, vince Bersani, tutti bersaniani, non si è ancora candidato Renzi ed il teatro è già tutto occupato, fino ai loggioni.
Con l’eccezione di Civati, che non poteva farlo perché si vedeva al posto del sindaco di Firenze e poi perché si considera un grande, anche se non ha mai vinto un’ elezione, e appunto D’Alema che sostiene Cuperlo.
Fino a ieri tutti a dileggiare Renzi come il Berlusconi di sinistra, oggi tutti proni all’uomo della provvidenza, dai friggitori di salamelle delle feste dell’ Unità, fino ai trasformisti di professione, come Franceschini, passato dai cristiano sociali ad Andreotti, poi da Bersani a Letta ed ora col sindaco di Firenze.
Per non parlare dell’ex portavoce di Bersani, tal Alessandra Moretti, che se fosse stata nel Pdl, sarebbe stata aggettivata in modi poco signorili, ma perché stupirsi se perfino i giovani turchi e Bersani stesso sono tentati?
Certo la torta è grossa, Matteo promette tutto il potere senza condivisioni, sembra Annibale sceso dalle Alpi: il Pdl in rotta, i poteri forti e quelli marci scatenati al suo sostegno, Berlusconi in carcere.
La vittoria in solitaria inseguita dal 94 è a portata di mano.
Eppure D’Alema corre contro, sa che le contraddizioni delle ammucchiate scoppiano presto, come pure scoppieranno quelle di Matteo, non si può essere insieme Blair e Vendola, altro convertito, il pugliese sa che se i vincitori sono troppi, non ci saranno spoglie per tutti e allora preferisce difendere il suo pacchetto azionario.
Sa che si può contare più fuori che dentro indistinte maggioranze, che i corridoi di botteghe oscure sono pieni di correnti e insidie, conosce bene i protagonisti, che sono poi sempre i soliti ed ha visto “bollire” molti segretari, per questo gioca da solo.
Non è una novità, ma in un mondo di gasati senza grandi capacità, sa ancora mantenere la barra diritta e non ha paura della sconfitta, perché in quel partito è uno dei pochi ad avere un potere ed un seguito veri.
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