Corrida o la corrida

 Sono indeciso se parlare di quella vera o dello spettacolo di Corrado. Oppure del PD e di tutti quelli, dentro e fuori, che lo tirano per la giacchetta. Come nella corrida il toro, il PD post 4 marzo,  è messo male, tanto male, ha perso sangue, è ridotto in uno stato pietoso, ma nessuno ha pietà di lui. Anzi tutti vogliono non solo la sua morte, ma anche che  muoia non rassegnato, ma incazzato, perché il sangue non basta mai a chi ha pagato il biglietto per vederne il colore e sentirne l’odore.  Allora tutti vogliono che porga la nuca al boia (pardon, matador). Così finalmente uscirà di scena e gli spettatori avranno un nuovo toro  dentro l’arena. E tutto questo, se vissuto in questi termini,  avrebbe una sua dignità, come ce la racconta Picasso in cento disegni ed Hemingway in tante pagine dei suoi libri. Ma l’italiota ha sempre paura del dramma. La tragedia  è roba nordica, noi siamo nati con Plauto, doppi sensi, pernacchi e scorregge e allora la rappresentazione formale deve essere quella orchestrata e diretta da Corrado. Disperati di paese che per stare qualche secondo su un palco erano disposti a tutto, anche al lancio di ortaggi, a docce gelate, ad ogni commento ingiurioso ed infamante. Così gli italiani vogliono i perdenti, perché in quella rappresentazione tutti gli occhi sono puntati sul poveraccio e nessuno guarda loro che maramaldeggiano e non è un’obiezione dire che si vendicano per tutte le cose storte che il politico/partito di turno gli ha fatto ingoiare, perché qualcuno l’avrà votato, qualcuno l’avrà sostenuto e probabilmente anche riverito e incensato. La dignità di votare e di cambiare opinione dovrebbe essere un bene da difendere e lo è nei paesi dove la dignità dell’uomo vale qualcosa . Dove si vota per quello che si vuole e non per abbattere qualcuno. Dove non si fanno referendum per mandare a casa chi li promuove, scanso poi pensare di fare la stessa cosa due anni dopo  con una legge, magari,  di larghe intese. Speravo che la gravità della situazione avrebbe fatto ragionare le persone, e i risultati di un cambiamento (fatto interpretabile, ma con aspetti sicuramente positivi) li ho visti. Quello che mi lascia perplesso è questo atteggiamento post voto che mi parla di uscita da una chiesa per infilarsi in altre. Mi racconta favole a cui nessuno crede. Ad esempio nella favola del raffreddamento con la Germania non credono gli industriali veneti e lombardi che fanno contoterzismo per le imprese tedesche e che smorzeranno i toni bellici leghisti e nell’applicazione del reddito di cittadinanza si sbolliranno molti entusiasmi di quelli che per averlo, dovranno fare lavori socialmente utili e andare a scuola, a qualsiasi età. A scuola dove non sono voluti andare quando era ora. Questo il programma M5S. Se poi tutto sarà burletta e gli uomini/donne del divano avranno ancora vinto, verrebbe da chiedere a chi ha votato M5S, se indipendente da dove si troveranno i soldi per questo reddito, trovano giusto muovere il culo tutte le mattine e lasciare i fancazzisti comodi ad inondare Facebook e il web intero di cazzate rigorosamente sotto nomi di fantasia.

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