Coronavairus e impatto economico

Visto il dilagare dell’epidemia, proviamo a fare qualche considerazione franca sul Corona vairus come lo chiama il nostro ministro degli Esteri, l’ottimo e ineffabile Di Maio Le prime stime della distruzione di valore parlavano di 570 bilioni di Usd.
Il PIL globale è di circa 80 mila all’anno per cui saremmo circa ad uno 0.7%, ma dove siamo ora nessuno lo sa.
L’epidemia continua a fare il giro del mondo, causando politiche di contenimento anche molto restrittive da parte degli Stati, la rottura delle catene di produzione, partita dalla Cina, che ora si riprende, mentre gli altri Paesi si fermano, questo al netto dell’ allarme tra la gente. Insomma, nessuno produce, nessuno consuma ed è per questo che le banche centrali possono fare poco, anche se la Lagarde ha dimostrato che di Mario Draghi ne esiste solo uno.
Se ascoltiamo la scienziata Ilaria Capua, esperta di virus influenzali e dell’aviaria, possiamo al momento scrivere che:


1. la letalità del virus è più bassa del previsto, ma comunque dieci volte quella dell’influenza e la sua capacità di contagio è più alta del previsto

2. l’epidemia durerà sicuramente fino all’estate, dunque almeno altri quattro mesi. Sempre che non arrivi in Africa, dove farà molti danni umani, ma pochi danni economici, se si riuscirà a contenerla in quel continente, cosa non semplice,
mentre il fatto di essersi diffusa nella Cina – ovvero il cuore dell’economia globale – ha fatto anche molti danni economici. All’epoca della Sars la perdita fu di 50 miliardi, ma la Cina pesava sul Pil mondiale per il 5%, oggi pesa per il 17%. Con la pandemia la World Bank stima una caduta del 5% del Pil globale, perché si ferma l’Europa, già ferma e soprattutto si fermeranno gli Usa, l’unica locomotiva che ancora correva.

Dicono gli economisti che in buona parte il perduto verrà recuperato da un forte rimbalzo che è tipico dei cicli economici quando hai un crash.
Per esempio perchè devi fare re-stocking dei magazzini che si sono svuotati e dunque aumenti la produzione o perchè i consumatori – che hanno bloccato/rimandato tutta una serie di comportamenti di consumo – riprendono comportamenti normali e recuperano il tempo perduto.
Dunque – passata la tempesta – il rimbalzo potrebbe essere violento (anche se successivamente ci potrebbero essere politiche fiscali di austerity per riassorbire gli eccessi virus-contingenti di spesa). Sembrerebbe una posizione sensata, se non fosse che siamo di fronte ad una crisi diversa, che ci colpisce non solo dal lato della domanda, ma anche da quello dell’offerta, per questa ragione, anche se non solo, cala vistosamente il prezzo del petrolio. Il fermo degli impianti produttivi è dimostrato dal calo dell’inquinamento, per ora l’unica buona notizia. Purtroppo le cattive notizie non si fermano qui, avremo perdite di posti di lavoro e fallimento di aziende, il fatturato delle compagnie aeree, degli alberghi e dei ristoranti è perso per sempre e non ci saranno rimbalzi. Inoltre la distruzione di ricchezza, il crollo di quasi tutti gli investimenti finanziari, sottrae risorse al previsto rimbalzo dei consumi. Non aspettiamoci cadute a V sarà una caduta ad U e temo non breve.

Se il virus durasse tutto l’anno, cosa che sinceramente non crediamo, dovremmo rivedere tutte queste previsioni, ma dovremmo rivederle anche se continuasse questa psicosi collettiva, alimentata da una comunicazione contraddittoria e non sempre corretta. Per quanto riguarda l’Italia, oltre al collasso economico finanziario, c’è quello delle nostre strutture sanitarie, che al nord sono tra le migliori al mondo. Nel fatto che da noi i problemi abbiano una gravità superiore, un ruolo lo ha giocato il comportamento del Governo, che ha agito in modo inizialmente rassicurante, poi in modo opposto, non nelle decisioni, ma nella comunicazione, ma certamente non eravamo preparati, mancavano presidi elementari ma determinanti, come le mascherine. Tutti a dire che non servivano se uno era sano, ma nessuno sa se è ammalato fino ai primi sintomi. Le mascherine in oriente sono servite, qui anche se fossero servite non c’erano. Ora certo è il tempo della solidarietà e non della polemica, ma non si può non rilevare che i danni economici saranno molto più duraturi, come successo per la crisi del 2008, non solo per la nostra fragilità finanziaria, testimoniata dal risalire dello spread, ma anche a causa della modestia della nostra classe politica e dall’assenza di un serio apparato statale.  Può essere che siamo stati più sfortunati, ma non ne sono sicuro, probabilmente abbiamo semplicemente una classe dirigente che non essendo all’altezza di gestire la normalità, rivela ancor più la sua inadeguatezza nel gestire l’emergenza. Di una cosa possiamo essere sicuri, il 2020 non sarà un anno bellissimo, come non lo è stato il precedente. Dimenticavo, i 150 tavoli di crisi sono ancora tutti irrisolti e pure le clausole Iva, 20 mld di euro, sono ancora lì. La flessibilità dell’Europa significa solo fare nuovi debiti, è una generosità pelosa e in futuro costosa. Serve un governo di emergenza e di competenti, che cambi il Paese, rompa con le troppe rendite di posizione, parliamo di lavoro a distanza in un Paese dove le reti non funzionano, gli appalti sono regolati da un codice lungo un chilometro, la giustizia è una chimera. Se confidavamo nello stellone italico, il corona vairus ci fa dubitare che stazioni ancora sui nostri cieli.


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