Coraggio Germania!

Correva l’anno 1989 – alcune settimane prima dell’ultimo Natale da separati in casa per i tedeschi ad est ed ovest di Berlino – quando François Mitterand e Helmut Kohl raggiunsero la storica intesa di avviare il processo di unificazione delle due Germanie in concomitanza con la nascita dell’unione monetaria europea. Quell’intesa fu un compromesso storico costato lacrime e sangue, raggiunto fra due stati in antitesi che – oggi come allora – si contendevano senza esclusione di colpi il primato economico e politico in Europa.Con quel compromesso la Francia si liberò dello strapotere del marco che ne avviliva la grandeur economica, mentre la Germania rinunciò alla sua super-moneta in nome di una unione avversata ad ovest quanto ad est del globo, a causa degli spettri della guerra fredda, ancora presenti nella testa dei più diffidenti o timorosi.

Allora come ora, il cancelliere tedesco dovette affrontare lo scetticismo e l’astio dei banchieri centrali tedeschi, convinti che l’unione monetaria europea avrebbe rappresentato un durissimo colpo per la salute della Repubblica Federale Tedesca, già fortemente provata dagli effetti recessivi dall’unione economica e monetaria fra le due Germanie, voluta da Kohl subito dopo la caduta del Muro quale primo passo per l’unificazione politica dei due stati. Come andò a finire è storia nota: la Germania completò a fatica ma con esiti insperati il processo di unificazione, superando la recessione ed imponendosi nuovamente, dopo i fasti della ricostruzione post-bellica, quale potenza politica ed economica mondiale, con buona pace dei francesi. Oggi quel passato sembra in qualche modo riproporsi, simile negli scenari ma molto diverso per gli attori che dominano la scena.. Le dimissioni a mercati aperti dell’ortodosso Stark dalla BCE sono l’emblema di questa diversità, che porta ad anteporre il credo personale al bene comune, che fa prevalere l’interesse contingente sulla memoria storica. E in effetti il gesto poco ortodosso di Stark sembra quasi frutto di una ariana amnesia sulle vicende che hanno interessato il popolo tedesco dal 1945 ad oggi, dalla tragica sconfitta nel secondo conflitto mondiale, alla ricostruzione post-bellica resa possibile dal Piano Marshall, al crollo del Muro, alla recessione post-unificazione, alla rinascita politica ed economica degli ultimi anni. Una lunghissima e tortuosa risalita dall’inferno al paradiso, fra alti e bassi, resa possibile grazie alla solidarietà, al sacrificio, al senso di responsabilità ed alla lungimiranza di stati e statisti che hanno saputo fare tesoro del passato senza esserne schiacciati, guardando con altruismo e speranza al futuro, offrendo un’altra chance al popolo tedesco. Per fortuna non tutte le amnesie vengono per dimenticare, considerato che le improvvise dimissioni di Stark hanno miracolosamente riportato alla mente della Merkel gli insegnamenti di papà Helmut, dopo mesi di errori, tentennamenti ed altrettante ariane amnesie. Così Frau Angela, con il coraggio di uno statista incurante dei sondaggi e lo sprezzo di un ariano convinto della propria superiorità genetica, chiede al popolo tedesco di avere pazienza con gli stati-maiale, facendo appello a quel senso di solidarietà e sacrificio che rese possibile anni fa il ricongiungimento fra le due Germanie. Che le dimissioni di Stark si rivelino, medio tempore, una benedizione anziché una mazzata per le sorti dell’Unione? Stando alla ritrovata memoria storica ed alla improvvisa conversione europeista della Merkel, verrebbe proprio da dire di si, a dispetto della reazione a caldo dei mercati. Così pure guardando al profilo di Asmussen, presumibile successore di Stark in BCE: giovane allievo dell’europeista Schauble, attuale ministro delle finanze tedesco nonché erede designato personalmente da Kohl alla sua successione nel 1997, prima che i noti scandali travolgessero il cancelliere ed il suo entourage, dando il là alla leadership della Merkel. Ma, soprattutto, Asmussen è un tedesco che parla italiano e si sente anche un po’ italiano, avendo conseguito un master in Bocconi dopo due anni di permanenza in Italia, durante i quali ha instaurato per altro un buon rapporto con Draghi. Il futuro assetto della BCE – un po’ più italiana ed europeista, ma non meno autorevole ed indipendente – nasce quindi sotto buoni auspici, anche alla luce di un atteggiamento più transigente e solidale del governo tedesco. Auspici cui dovrà far seguito la reazione decisa ed immediata degli stati meno virtuosi, che dovranno dimostrare di meritarsi cotanta benevolenza e quindi ripagare, con altrettanto spirito di solidarietà e responsabilità, i sacrifici imposti agli stati più virtuosi per condividere il costo della crisi ed uscirne magari con un nuovo spirito aggregante, che potrebbe condurre all’unità politica dopo quella monetaria, come anni fa auspicato – a torto o ragione – dai padri dell’unione monetaria.

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