Conte accusa Italia Viva di tenere in ostaggio il governo e i renziani rispondono che gli alleati sono ipocriti e bugiardi, si può serenamente affermare che la maggioranza tutta tiene in ostaggio il Paese. In questo scontro non si può non riconoscere che Renzi ha molte ragioni, che quello partorito dal ministro filologo Gualtieri non è il testo del Recovery, ma una sintesi di poche pagine. Che il Governo agisce day to day senza avere una direzione di marcia e che, come denuncia l’ex ministro del tesoro Tria, si spostano con disinvoltura i numeri, cioè i soldi, da un capitolo all’altro mescolando gli stanziamenti già accantonati con quelli che verranno dall’Europa, senza che ancora si sappia quanti saranno veramente gli investimenti aggiuntivi e quelli sostitutivi. Per tacere del fatto che sotto i numeri non ci sono, per ora, né i progetti né il cronoprogramma, indispensabili per ottenere i fondi. Un caos in cui l’unica cosa chiara è che uno dei due duellanti, tra Conte e Renzi è destinato a perdere la faccia: Renzi se non fa cadere il Governo e Conte se è costretto a dimettersi. Sullo sfondo deludono anche gli altri attori: i 5 Stelle che non avendo il coraggio o la possibilità di sostituire Conte, rischiano di trovarsi ad appoggiare un governo sostenuto dai soliti voltagabbana, anche se rivestiti del mantello di responsabili, fine ben triste per chi voleva cambiare il mondo. Il Pd che è diviso tra chi pensa che un premier, re del trasformismo, possa essere l’architrave della nuova sinistra e chi spera di poter avere il premier con l’aiuto dei veti di Renzi. Preoccupa pure il silenzio di Mattarella, che di fronte alla grave crisi dovrebbe prendere di petto la maggioranza, imponendo o una soluzione interna o un governo “tecnico”, essendo l’unico che detiene l’arma di spedire tutti a un voto che nessuno vuole, diversamente si comportarono Scalfaro nel ’94 e Napolitano nel 2011.
È il più classico gioco del cerino, che se non viene interrotto finirà col bruciare l’Italia. Del resto, come ricorda Calenda, quando Renzi si è imbarcato in questa avventura, sapeva benissimo con chi aveva a che fare e ora non può lamentarsi del fatto che non si decida nulla. Perché oltre alla Pandemia e alla gravissima crisi economica, oltre all’esplosione del debito e al Recovery, giacciono irrisolti i problemi di sempre: Alitalia, Ilva, Autostrade, persino il decreto sblocca cantieri è ancora in alto mare dopo sei mesi dalla sua approvazione. Mentre non si discute delle indispensabili riforme, da quella della burocrazia, a quella delle politiche attive, a quella della giustizia, senza le quali pure il Recovery avrà effetti limitati. Se è vero, come dice la Bellanova che quella del governo è una esperienza al capolinea, se ne prenda atto. Conte si presenti dimissionario da Mattarella, anche perché questo è l’unico modo per fare un rimpasto, i ministri non possono essere dimissionati dal Premier e il Presidente della Repubblica decida se il governo può ripartire da questa maggioranza, con o senza Conte premier o se debbano essere cercate soluzioni alternative. Si dice che non ci sono le condizioni per un governo di larghe intese. Anche nel ’94 e nel 2011 sembrava non ci fossero, ma il partito maggiore, Forza Italia, dopo le dimissioni di Berlusconi sostenne i governi Dini e Monti, che videro l’ingresso in maggioranza del Pd. Non possiamo credere che i 5 Stelle mostrino minor senso di responsabilità, la salvezza di Conte non vale la crisi del Paese.
Avanti così non si può andare, la maggioranza di governo è una maionese impazzita e man mano che passano i giorni la situazione si ingarbuglia sempre di più. Almeno tre settimane sono trascorse con le dimissioni di due ministre, Bellanova e Bonetti, mai tolte dal tavolo ma nemmeno mai date. È un fuoco incrociato di veleni e sospetti, che anche se si rimettessero insieme i cocci, non darebbero all’Italia il governo di cui ha bisogno adesso.
Per ora abbiamo solo una narrazione farlocca, in cui si inondano i Tg sulle mirabili sorti di un vaccino italiano che è solo alla prima fase di sperimentazione, mentre mancano i vaccini per portare entro l’estate il Paese fuori dall’emergenza pandemica. Per ora abbiamo un ministro della Salute che ci invita alla speranza, mentre il suo vice ministro Sileri passa le giornate in televisioni a fare l’opinionista e a denunciare le cose che non vanno, anziché fare il suo lavoro o dimettersi, mentre ogni giorno gli italiani devono mandare avanti le loro vite in uno slalom tra zone colorate, dpcm improvvisi e conti che non quadrano.
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