Avanti un altro. Il Pd divora il suo ennesimo leader, Enrico Letta è stato spedito a casa senza tanti complimenti e ancor meno ringraziamenti. Il Pd fa cadere, senza neppure passare dal Parlamento, un governo presieduto da uno dei suoi esponenti di spicco e avendo la maggioranza assoluta alla Camera. Il tutto per fare un governo Renzi con la stessa maggioranza e con diversi esponenti del precedente. Il sindaco fiorentino si rivela spietato come D’Alema e meno levantino, ma il Pd si mostra un partito di pecoroni terrorizzati dal perdere lo scranno, in prima fila la minoranza di Cuperlo, di fronte a quello che Civati definisce un horror tra prima Repubblica e Shyning.
Diciamolo chiaro, si tratta di un’ operazione di potere, che si completerà con l’elezione di Prodi al Quirinale e che ha il suo trofeo nelle nomine dei presidenti e amministratori delegati delle aziende di Stato: Eni, Enel, Finmeccanica ecc.,questa è la posta in gioco, non un governo con poca legittimità e sovranità. Ora inizieranno i fuochi d’artificio degli annunci: duecentomila posti di lavoro per i giovani, banda larga, ecc. Tutte cose giuste, tutte cose belle e utili, ma il denaro dove si trova, in nuove patrimoniali e nella lotta all’evasione? Balle, non c’è ripresa senza tagli della spesa e non si taglia la spesa senza tagliare l’eccesso di dipendenti pubblici di certe regioni e amministrazioni. Non basta certo la Boschi che accavalla le gambe in tv o Renzi che ti dice: stai sereno.
Ora, poiché le idee camminano sulle gambe degli uomini, bisogna attendere, ma se perfino Delrio è diventato Gulliver, vuol dire che non ci sono giganti. Per cui stiamo sereni come Letta, ma più vigili di lui e aspettiamo di vedere se l’Italia cambia verso, o se ha solo cambiato gattopardo.