Commento sui cambi

tumblr lsk63duAgW1qhvs4zo1 500I numerosi interventi degli esponenti della Fed della scorsa settimana, compreso quello di Bernanke di mercoledì al Joint Economic del Congresso, non hanno apportato novità.

Il Presidente si è tenuto aperte diverse possibilità in quanto vi sono chiari segni di miglioramento dell’economia americana (sul fronte immobiliare, del lavoro e di sentiment) ma permangono anche numerosi elementi di incertezza: il miglioramento del mercato del lavoro è per una buona parte attribuibile alla contrazione del tasso di partecipazione ( a parità di quest’ultimo il tasso di disoccupazione si collocherebbe al 8,8% anziché al 7,5%), la politica fiscale resta restrittiva, lo scenario internazionale è piuttosto debole, con l’Europa in recessione.

Sebbene l’intervento di Bernanke sia stato sostanzialmente dovish, il mercato ne ha interpretato in senso aggressivo alcuni passaggi, unitamente alle Minute del FOMC di aprile pubblicate lo stesso giorno, attribuendo una probabilità decisamente più alta alla possibilità di una riduzione del QE3 prima della fine dell’anno. Al di là dell’avere iniziato a preparare il terreno, sembra poco probabile che la Fed sia pronta a muoversi in tempi stretti, tanto più con la fase di rallentamento dell’economia in atto; inoltre a livello europeo il difficile contesto economico dovrebbe portare la BCE ad ulteriori interventi espansivi. La dinamica dei tassi d’interesse in aumento desta qualche preoccupazione, con il tasso a 10 anni americano che si è portato al 2,2% e quello giapponese introno all’1% in poco tempo.

Il USD/JPY sul rialzo dei tassi d’interesse nipponici ha ritracciato, il mercato scommetteva sul ritorno verso l’area psicologica di 100, ma l’apprezzamento dello yen è stato subito riassorbito nelle sedute di inizio settimana. Uno storno tecnico è fisiologico su quei cross che da inizio anno hanno segnato performance notevoli, ma i prossimi target sul USD/JPY rimangono in area 105 e 110. Forte volatilità anche sul franco svizzero, dove EURCHF ha brevemente rotto quota 1,26 dopo che il Governatore della SNB Jordan ha affermato che l’innalzamento del cap su EURCHF (attualmente a 1,20) o il taglio in territorio negativo dei tassi sui depositi sono strumenti di policy a disposizione della Banca Centrale per aggiustare la politica monetaria. Ci attendiamo un lento indebolimento del franco svizzero contro euro verso area 1,30, a meno di interventi della Banca Centrale che provochino movimenti più bruschi.

L’EURUSD dopo essersi spinto nuovamente in area 1,30 ha arretrato portandosi in area 1,2880 con l’uscita dei dati americani positivi; ci troviamo ancora nel range 1,28 – 1,33 nonostante i diversi tentativi di rottura dell’1,28; le attese sono per un EURUSD ad 1,25.

La debolezza dei prezzi delle commodities e dei dati macroeconomici cinesi ha pesato ancora sul dollaro australiano, sceso in area 0,96 contro dollaro ai minimi da giugno 2012. Le motivazioni alla base del deprezzamento sono diverse: l’uscita degli investitori da una valuta che in momenti di avversione al rischio era stata elevata a bene rifugio, la ripresa economica sul fronte americano ed i metalli preziosi ancora sotto pressione. Inoltre l’IMF stanotte ha rivisto i dati sulle aspettative di crescita cinese portandoli al 7,75% nel 2013 e 2014, dai precedenti 8% e 8,2%.

Generalmente deboli contro USD le valute emergenti e legate alle commodities, che continuano a non beneficiare del più ampio rally degli asset rischiosi.

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