Anduma via, ma un bel dì turnuma.
È la storia di Angela. Informatica, brava, lavorava all’IBM, poi ha fatto il concorso, lo ha vinto ed ora lavora al MIUR (il Ministero dell’Istruzione), l’avevano distaccata in un ufficio del bilancio.
Ufficio un po’ scassatello, ma che anche grazie alle sue competenze e quella degli ultimi arrivati, era notevolmente migliorato.O meglio lo sarebbe se… il dirigente responsabile dell’ufficio (circa 100.000 euro annui), non fosse una signora di sessant’anni che se la tira, di nessuna competenza, ma di molta permalosità e se il direttore generale (nomina politica, ora faranno un concorso, forse molto ad hoc) – ancora più soldi – sapesse qualcosa.
Ecco questo è il paradigma dello Stato italiano, dove tanti sanno lavorare e lavorano anche bene e quando li incontriamo ci fanno ingoiare la rabbia per questo baraccone infame e costoso. Perché chi sa lavorare ha sopra sovente fessi, raccomandati, saccenti e impuniti, che fanno e disfano e “tengono” famiglia e bottega.
E allora, ciao Angela, facciamo che ora che ti sei stufata di ingoiare rospi, te ne vai, ma quando questi disutili li avremo mandati a casa, tu tornerai a dare una mano a finire quel lavoro che doveva durare tre anni e che sono sei che si trascina, nonostante tutti gli sforzi.
Tutto questo lo scrivo a memoria di quel tecnico raffinato del professor Profumo, che in sei mesi non si è ancora accorto di quanti idioti ha per i piedi o, se se ne è accorto, poteva fare qualcosa di tecnico, tipo mandarli a pulire i cessi, facendo in modo che quelli che hanno voglia di lavorare e competenze, possano produrre quello che da loro ci si aspetta.
Certo si toccherebbero equilibri e poteri, ma almeno si salva la faccia, ma forse il ministro pensa da furbo e vuol percorrere la strada maestra di un bel seggio in Parlamento. Perché così va il mondo dei furbi ed anche quello dei tecnici.