Ciao, anche se in ritardo
Se fossi stata una donna sarebbe stato più facile, ti avrei detto:bella ciao e ti sarebbe piaciuto.
Come a me sarebbe piaciuto conoscerti di persona. Abbiamo tanti conoscenti e qualche amico in comune, ma io non mi sentivo pronto.
Aspettavo di essere all’altezza, non della tua intelligenza, ma della tua arguzia.
Non erano i discorsi seri che mi spaventavano, anche perché avevamo montagne di idee in comune. Ma la battuta fulminante, lo sguardo ironico, la sintesi ultima.
Peccato, ti ho perso come persona, ma le cose che hai fatto, quelle restano. Mi farò raccontare di te, delle piccole cose, quelle che colorano i quadri di una vita.
Sei stato per questa città,Genova, non solo un simbolo, ma un orgoglio, il personaggio che da tanto mancava. In una città da sempre laica e per tanto tempo occupata dalla chiesa peggiore, solo un prete di sinistra, o meglio con la passione della sinistra che nasce dalla Resistenza, ma mai settario, sempre aperto alle novità e in anticipo sui tempi, poteva essere la conciliazione terrena tra il nostro passato e un futuro migliore.
Ti ho rivisto su facebook, e risento l’odore del toscano, e mi manca la tua faccia di quelle poche volte che i media nazionali cercarono di farti diventare una macchietta. Poveri illusi, stringerti nei panni stretti di un preconfezionato, un esuberante come te. E l’hanno capito in fretta, con te potevano fare audience, ma poi restavi solo tu e loro i valletti, se non i lacchè delle domande che ti facevano.
E poi che te ne fregava, le chiacchiere stanno a zero, se le azioni non seguono e la tua agenda era straripante. Ma non hai mai demorso e credo che ne abbia saltate poche, delle cose cui potevi arrivare.
E Genova è stata migliore e qualche volta è ritornata ad essere Superba (ma stavolta non era peccato), superba di avere un cittadino come te, con le tue idee, le tue capacità e il tuo cuore, perché se Superba era la città, tu no, avevi un cuore troppo grande per esserlo.
Sono venuto ai tuoi funerali e ho guardato la gente piangere: poveri, emarginati, extracomunitari, puttane sfatte e tanta altra gente, come gente, solo gente: erano anche le categorie che ho citato, ma per dire che per te non esistevano, c’erano solo gli altri, che erano la tua ragione di vita. Ciao, don Andrea Gallo, ciao da uno dei tanti a cui mancherai e che come te credono che: el pueblo unido jamas serà vencido.
E la vittoria sarà essere come tu sei stato.
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