Il mondo si regge sull’equilibrio tra la forza e l’irruenza (voglia di fare) dei giovani – Achille – e la ponderatezza e l’esperienza dei vecchi – Nestore.
Quando si rompe quest’equilibrio, il mondo va a rotoli.
Pensate che un mondo giovane e dinamico sia meglio? Analizzate l’Africa, là l’età media è 35 anni, però non si lavora per costruire, ma solo per prendere il potere e quindi è normale il colpo di stato o l’imposizione della supremazia tribale.
I morti non contano e cresce solo il deserto (quello di Tacito). E il mondo dei vecchi ? Non occorre scomodarsi, è qui da noi. I politici sono vecchi, i manager anche e ormai anche gli industriali.
Da noi esiste la “confraternita” dei giovani industriali, il presidente ha sempre circa 40 anni, l’età di Ulisse nell’Odissea ed è quasi sempre figlio di un imprenditore, che governa ancora l’azienda.
Un mondo di vecchi è autoreferenziale, tendenzialmente conservatore, senza idee nuove, a volte senza idee tout court e con flebili energie. Il potere sta andando verso paesi più equilibrati: il Brasile, Lula vecchio e non corruttibile e branchi di giovani, la Cina di oggi l’ha “inventata” Den Xiao Ping, un vecchio che ha cambiato tutto, cominciando dal partito comunista, Sud Africa, c’è voluto l’equilibrio di un vecchio, Nelson Mandela, per passare dall’ apartheid ad un’economia in crescita. Dell’India non parlo, è da sempre un mondo in equilibrio di forze.
Nel mentre il vecchio potere dell’ occidente è in crisi, a partire dagli USA, dove un giovanilista, Obama, non riesce ad imporsi, lo hanno eletto loro, ad un branco di vecchi, che dai consigli di amministrazione delle banche fanno e soprattutto disfano. Vi pare normale che nel paese della nuova frontiera la finanza sia ancora nelle mani di Soros e Buffet?
Se un settantenne non ha formato trentenni o quarantenni che possano prendere il suo posto, vuol dire che qualcosa non va. Non chiedete le quote rosa, chiedete spazio per i giovani, troverete competenze, energia, fantasia e soprattutto speranza.