Cgil, il piacere di essere contro

camussoDue settimane fa il segretario della CGIL Camusso, in prossimità del varo della manovra finanziaria, ha esordito nella girandola di commenti, minacciando a destra ed a manca: “ 40 non si tocca, è un numero magico”. Poi ancora: “se le pensioni verranno trattate per decreto sarà molto complicato”. Che tradotto, poteva essere interpretato come un monito, indirizzato al nuovo presidente. Altro messaggio sempre indirizzato all’esecutivo, questa volta però riguardante la Fiat: “il governo dovrà visionare i nuovi investimenti del gruppo”. Come a dire che se Monti vuole ottenere un minimo di appoggio alle proprie iniziative, dovrà fare pressioni sul Lingotto? Dichiarazioni che hanno fatto reagire Marchionne come non mai, lasciando intuire che, di fronte a tali minacce, la casa automobilistica potrebbe lasciare l’Italia e la successiva smentita è parsa una conferma. In verità , credo che la CGIL sia stata messa sotto scacco dagli eventi, sì d’accordo, organizza la solita manifestazione di piazza, dichiarandosi delusa da qualsiasi iniziativa di Monti, bollandola sempre e comunque come iniqua; dove si vedranno anche sventolare le solite bandiere rosse con il volto del Che, altre con falce e martello. Comunque sia, Camusso & C., non hanno nessun interesse all’acuirsi di una crisi che metterebbe in ginocchio il paese. La CGIL si può tranquillamente definire una corporazione che gestisce ogni anno parecchi milioni di euro, senza la preoccupazione di risultare protagonista della disfatta dell’economia italiana, e senza considerare, fatto ancor più grave, la perdita di migliaia di posti di lavoro. D’accordo che i sindicati non hanno seggi in parlamento, quindi non possono causare crisi di governo, ma, come tutti sanno, rappresentano un serbatoio di voti, fondamentale per il PD, una colonna portante del governo Monti. Bersani avrà , non solo il coraggio, ma anche l’autorità di scontrarsi con la Cgil? Mi chiedo: ma in via Botteghe Oscure non erano consapevoli che si sarebbe arrivati a questo punto, visto l’entusiasmo con cui hanno accolto il “ governo dei tecnici”, quando già si sapeva che chiunque raccogliesse l’eredità di Berlusconi, doveva mettere nel mirino il sistema pensionistico, come da tempo richiesto da Bruxelles? La risposta è sì, ma il loro scopo era disarcionare Berlusconi (fatto auspicabile, visto ciò che ha fatto, o meglio, ciò che non ha fatto) senza avere un progetto per il giorno dopo, se non quello di dare continuità ad una politica obsoleta, la stessa che ha decretato il fallimento dell’Italia. Una politica fatta di alleanze pre- elettorali così eterogenee, che si sciolgono come neve al sole, una volta approdate al governo, totalmente inadeguate, in tempi di economia globalizzata dove servono decisioni forti ed immediate.I mercati non hanno i tempi ed i riti ottocenteschi della Cgil.

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