Cè e il caso Boni: «La Lega è fuori controllo»

imageL’ex leghista racconta all’Espresso il malaffare,  lo strapotere di CL, le pressioni dei consiglieri oggi sotto indagine e i fondi alla sanità privata. Il malaffare in Regione, il ruolo del mantovano Davide Boni, accusato di corruzione, raccontati dall’ex leghista Alessandro Cè (ex assessore regionale alla sanità). Ecco alcuni stralci dell’intervista pubblicata sull’Espresso oggi in edicola, e che descive la situazione della regione lombardia e del Carroccio. “Un partito – dice l’ex assessore alla sanità del Pirellone – oggi dalla parte dei malfattori”

La Lega? «Sta tradendo gli ideali per cui è nata, andando contro l’interesse dei cittadini. Dopo il fallimento di Credieuronord io e altri avevamo provato a fare pulizia dentro al partito ma Bossi non ci ha mai sostenuto.

Al Senatur avevo spiegato che la situazione in Lombardia era fuori controllo, ma non mi ha ascoltato».

L’ex capogruppo del Carroccio alla Camera, Alessandro Cè, non fa sconti al suo vecchio partito, al centro degli scandali della Regione: «Sta diventando un partito di Palazzo, autoreferenziale, che fa gli interessi dei poteri forti».

Non è un’accusa dell’ultim’ora: negli ultimi cinque anni le sue denunce sono state quasi un presagio di quello che sta succedendo oggi, con una giunta “piegata” dalle inchieste giudiziarie che alzano il velo su un sistema politico-affaristico che tiene insieme fondi neri, tangenti edilizie e grandi appalti.

Medico chirurgo e leghista della prima ora, dopo dieci anni di battaglie in Parlamento, Cè nel 2005 è approdato a Milano come assessore regionale alla Sanità. Dopo due anni si è dimesso in aperto contrasto con Bossi e dopo uno scontro con il governatore Formigoni sulla privatizzazione del servizio di emergenza 118. Ora fa parte del movimento Verso Nord di Cacciari.

Lei è stato per due anni nella maggioranza lombarda finita ora sotto la lente della magistratura per corruzione, tangenti e finanziamenti illeciti ai partiti. Che rapporti di forza c’erano in quel governo regionale? «Formigoni era ed è il padre-padrone di questo sistema di oligarchia, anche se lui stesso era sotto dettatura della onnipresente lobby di Cl (…)»

E con gli ex assessori ora indagati Nicoli Cristiani, Ponzoni e Davide Boni? «Erano semplici satelliti del “Celeste” Formigoni, lontani anni luce da quanto diceva la Lega nelle piazze (…)»

Lei ha parlato dello scontro con Boni per l’aeroporto bresciano di Montichiari, cosa è successo ? «L’area di Montichiari è strategica perché da lì passerà l’alta velocità e già sei anni fa poteva essere una zona di sviluppo soprattutto dal punto di vista ambientale. Ma ogni mia azione per preservare il territorio era apertamente contrastata da Nicoli Cristiani (…) insieme all’assessore al Territorio Davide Boni che con provvedimenti ad hoc puntavano invece a riempire la zona di cave e discariche. (…)».

Perché lei si è dimesso da assessore alla Sanità e dal Carroccio in polemica con Bossi? «Il sistema era completamente fuori strada: controlli di facciata, politica mai trasparente, oltre alla centralizzazione dei direttori di nomina formigoniana che impedivano ogni azione. Nel mio ufficio era un continuo viavai di faccendieri che chiedevano denaro per gli ospedali privati».

E Boni come si comportava? «La sua posizione era allineata e supina ai diktat del governatore; io eccepivo ma lui non si preoccupava quando sollevavo dei problemi: un uomo di sistema e depositario di accordi non espliciti che i vertici di via Bellerio avevano fatto con Formigoni».

E le presunte mazzette che giravano nei corridoi del Pirellone sulle quali si sta indagando? «Rimasi stupito quando Boni una volta mi portò al ristorante e mi chiese una mano sulla formazione, facendomi capire che in qualche modo voleva interessarsi ai corsi finanziati dall’Unione europea (…) In quegli anni dall’Europa ricevevamo ingenti fondi per i corsi di formazione che toccavano tutti gli assessorati. C’erano interessi fortissimi, basti pensare che dal 2005 sono stati scoperti 383 corsi parzialmente o totalmente falsi, 28 inchieste giudiziarie e un danno reale per oltre 30 milioni di euro. E in questo giro è finita come indagata anche Laura Ferrari, moglie del segretario della Lega lombarda Giancarlo Giorgetti (…)».

Bossi dice che le accuse a Boni non stanno in piedi (…) «Gli uomini organici ai partiti sono quelli affidabili e i partiti non possono che difenderli perché si comportano allo stesso modo: basta vedere gli investimenti in Tanzania, e prima la maxi-tangente Enimont all’allora tesoriere leghista Patelli. La Lega di oggi è dalla parte dei malfattori».

http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2012/03/30/news/ce-e-il-caso-davide-boni-la-lega-e-ormai-fuori-controllo-l-espresso-intervista-l-ex-assessore-leghista-nbsp-alla-sanita-1.3747614

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