La casta si sollazza

dezeen_Cheap-3D-printers-fuel-home-printed-sex-toy-phenomenon_7 Alla fine le indagini su come i consiglieri regionali hanno speso i nostri soldi, ha toccato anche l’Emilia Romagna. Quarantun richieste di rinvio a giudizio, su cinquanta consiglieri testimoniano di un costume diffuso. Diciamo subito che di penalmente rilevante ci sarà poco, queste spese allegre erano per lo più consentite da leggi allegre, fatte da chi ne era beneficiario. Le famose leggi ad personam. Infatti si contestano i rimborsi, ma si dovrebbe dire che ben più grandi sono le spese per gli staff, dove s’ infilano i portaborse e i nostri governanti di domani. Un presidente di commissione ha a disposizione più di 200.000 euro. Le Regioni sono i templi dello spreco, della corruzione e del privilegio, questo è il dato purtroppo innegabile. Da qui discende uno stile di spesa un po’ allegro, da così fan tutti, arrogante, da Marchese del Grillo e giustificatorio. Ora tutti invocano la presunzione di innocenza ed è una nemesi divina per la sinistra che è stata forcaiola con gli avversari e che oggi è  protagonista del potere e delle indagini, a cominciare dal padre del premier.

Ora le cifre contestate non sono male, 900.000 euro al Pd, 790.000 al Pdl, che in queste cose dispiega una gran capacità, circa mezzo milione di euro all’Italia dei Valori, che con solo due consiglieri dimostra grande attenzione ai valori, appunto. Un partito di moralisti d’accatto, per fortuna ormai estinto. Tutti dentro dunque, anche i grillini, ma tutti pronti a spiegare, ovviamente la regolarità dei comportamenti, non l’opportunità, per quella occorrerebbe una qualità morale ormai estinta. Sulla stampa dominano gli aspetti di colore, come le poche decine di euro spesi per acquistare un sex toy dalla consigliera Pd, Rita Moriconi, che nega e minaccia querele, è nel suo diritto e può pure avere ragione, ma se l’oggetto è stato pagato con la sua carta di credito, sarebbe più opportuna una denuncia contro ignoti.

Resta il fatto che la gentile signora, nella classifica delle spese contestate del gruppo Pd, occupa la seconda posizione, con 17000 euro in 20 mesi , di cui 6600 in ristoranti, a pari merito col collega Roberto Garbi, dietro solo al recordman Roberto Riva con 14000 euro, un signore che mangiava al ristorante per più di mille euro al mese, forse la classe operaia va in Paradiso, di certo i suoi rappresentanti vanno al ristorante. Non si tratta di piccole cifre, se  Matteo Ricchetti ha rinunciato alla corsa a Presidente per una contestazione di 5.500 euro di cui 3600 di ristoranti. Si dirà che gli altri partiti si sono comportati anche peggio, vero, ma il Pd è quello di maggioranza assoluta  e quindi porta in toto la responsabilità di regole che hanno permesso tutto ciò. Le torte del consigliere Filippi del Pdl, ancorchè costose, non assolvono il Pd dalle sue responsabilità, di aver aperto la mensa a cui tutti si sono nutriti, rafforzando l’idea che tutto fosse consentito, compreso l’acquisto di sex toys.

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