Caro amico ti scrivo… il governo Draghi se ne andrà

Caro amico ti scrivo, c’è una grossa novità, il governo Draghi se ne andrà. Ora ci sarà da cantare Bella Ciao tutto l’anno e a sinistra già lo fanno. Di Maio non potrà annunciare che avremo la felicità, ma che anche lui canterà nello stesso coro del partito di Bibbiano, ma Conte lo sorpasserà a sinistra. E’ una corsa a definirsi social progressisti, sventolando l’agenda Draghi che era un libro di cose concrete e non dei sogni. Fratoianni invoca nuove patrimoniali, che per carità ci possono stare se servono alla crescita, ma sono un elemento di impoverimento se si continua con l’assistenzialismo. Per il Pd sarà un anno travagliato, diviso com’.è tra inseguire il populismo di sinistra e il moderatismo di Calenda, ma una cosa è certa: comunque vada il voto, li ritroveremo al governo, com’ è accaduto negli ultimi dieci anni. Alle ultime politiche erano morti, cacciati dagli elettori e sono risorti come Lazzaro, senza che Gesù scendesse dalla Croce. Certo il miracolo è favorito da un centrodestra che invoca il sovranismo, senza essersi accorto che è un nonsense in un Paese a sovranità limitata, a causa della sua inefficienza e del suo debito. Archiviato il tecnico che garantiva il Paese, tutti festeggiano convinti che la politica del debito senza limiti imposta dalla pandemia e dalla guerra continuerà, senza sapere che è già finita e che la calda estate delle cicale finirà in un autunno freddo, che rischia di spegnere sogni e illusioni, mentre in tutta l’Europa che conta, dalla Francia alla Germania, si spengono le luci e gli amici se ne vanno.  Insomma, la caduta di Draghi è stata una mossa un po’ da pirla, direbbero nella Milano di Salvini e Berlusconi, perché votare è giusto e doveroso se hai un’idea definita e chiara del Paese che vuoi, ma farlo ora con le riforme del Pnrr e la finanziaria da attuare è un azzardo in un’ Italia in piena emergenza e appunto a sovranità limitata. Si è suicidato l’inesistente Conte, Giuseppi come lo chiamava Trump, il primo premier nella storia d’Italia che ha governato ininterrottamente con due maggioranze diverse. Non ho mai avuto infatuazioni per la Meloni, a cui riconosco una grande abilità di capopopolo e una non altrettanto grande abilità programmatica, senza la quale rischia di finire come Salvini, che ebbe successo come Otello, ma fece fisco nei panni di Desdemona. A sinistra si intestano l’agenda Draghi, ma temo solo per la parte sociale, che comporta un aumento della spesa e conseguentemente delle tasse, ma a destra non hanno capito che dovrebbero intestarsi la parte liberale di quella agenda, cioè la modernizzazione del Paese e la sua liberalizzazione, che vuol dire non sposare in toto le tesi di piccole minoranze rumorose, come taxisti e gestori balneari, a danno di tutti i consumatori. Certo Calenda e Renzi dicono giustamente che non conta l’elenco delle cose da fare, ma dire come le farai, però anche loro dovranno scendere a patti, se, complice la legge elettorale, dovranno allearsi col Pd e Fratoianni. L’alternativa è la corsa solitaria che ti consegna una sconfitta totale nella quota maggioritaria. Senza concretezza, i cartelli elettorali, nel caso non vinca nessuno, esploderanno il giorno dopo il voto, come successo l’ultima volta e dovremo ricorrere nuovamente a un tecnico, con buona pace della sovranità popolare e il potere resterà totalmente nelle mani del Deep State, che da noi peraltro non brilla né per trasparenza, né per capacità. Arrivare alla scadenza naturale sarebbe servito ai partiti per definire un programma, una linea di politica estera e molto altro. Un tempo così limitato servirà solamente a definire alleanze e candidature, per il resto si vedrà. Anche la campagna elettorale sarà sui vecchi argomenti, Salvini è ripartito dall’immigrazione, ovviamente senza indicare soluzioni concrete, a sinistra va forte l’idea dello schieramento repubblicano per tenere fuori la Meloni, un modello francese che è fallito pure in Francia. Basta frequentare al mattino presto un bar della nostra città, dove anziani propagandisti del Pd affermano che la Meloni cambierà la Costituzione per abolire le elezioni, in questo caos invidio le loro certezze. Per il resto, caro amico non ci resta che sperare, l’unica possibile delle virtù, essendo sparite sia la Fede che la Carità.

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