I vertici di Bankitalia, la scelta di Gerarda Pantalone come prefetto di Roma, persino la questione del rinnovo del cda di Sace – messa in stand by per il braccio di ferro tra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e l’amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, Fabrizio Palermo, a sua volta in contrasto con il presidente Massimo Tononi – di cui pure si era sempre occupato: in tutte le più recenti partite di nomine di governo, è improvvisamente scomparso dalla scena Stefano Buffagni
Perché il rampante sottosegretario grillino, fiduciario senza riserve di Luigi Di Maio e diretto plenipotenziario della Casaleggio & Associati, fin dall’esordio del governo Conteprotagonista assoluto delle nomine pubbliche tanto da essere accusato di eccessive e persino plateali ingerenze, risulta così clamorosamente non pervenuto? Pare che la scelta di estrometterlo l’abbia fatta il vicepremier Di Maio in persona, chiedendo al ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta Riccardo Fraccaro di prenderne il posto. I bene informati parlano di «scelta prudenziale», di «consigli venuti dall’alto». Ma per ora di più non si riesce a sapere.
IL SOTTOSEGRETARIO M5S ATTIRATO DALLE SIRENE DELLA LEGA
Sta di fatto che a Milano, città dove Buffagni opera, si parla con insistenza di suoi contatti con esponenti di Assolombarda, a cui il sottosegretario agli Affari Regionali avrebbe confidato tutta la sua scontentezza sia per come gira il governo e l’incidenza decrescente dei cinque stelle nell’esecutivo, sia per il suo personale ruolo, che considerava già prima formalmente marginale e che ora sarebbe diventato tale anche sul piano sostanziale. Per questo si dice anche che i suoi sfoghi avrebbero un preciso obiettivo: farsi aiutare dagli industriali milanesi a traghettare verso la sponda leghista, ovviamente dopo le elezioni europee se queste dovessero andare male per i pentastellati e se ciò facesse maturare nuovi equilibri politici. L’idea è che ad accoglierlo sulla sponda del Carroccio dovrebbe esserci Giancarlo Giorgetti, che con lui ha molto lavorato, fino a poco tempo fa, sul fronte della condivisione delle nomine. Ma c’è chi sostiene che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non abbia proprio simpatia per Buffagni, e che al momento buono potrebbe far rientrare la scialuppa di salvataggio per lasciarlo affogare. Partita (di potere) tutta aperta.
Da Lettera 43
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