Bossi e la Götterdämmerung padana

crepusc Qualche volta la contaminazione dei generi offre immagini particolarmente nitide e mi piace pensare a un film sulla vita del senatur Umberto, girato da Visconti. Due figli della razza padana, due poli opposti. In un paese normale sarebbe l’ora della saga dell’Umberto. Maturità scientifica, studente fuori corso a medicina, militanza politica (Manifesto, PDIUP, PCI) poi Union Valdotaine e la grande idea dell’autonomia territoriale.Con Maroni e Salvadori fondano un giornale. Nel 1980 Salvadori muore e l’Umberto: “Mi mancava qualche esame alla laurea, ma decisi di buttare tutta la mia vita per togliermi quel chiodo”. Il chiodo erano debiti del giornale, l’età 39. Il momento è propizio i vecchi partiti non vanno più bene, sono alla fine, il socialismo italiano ha degenerato la Milano da bere, la Democrazia Cristiana è passata dalle sagrestie di campagna, al sottobosco delle tangenti, il PCI finge di cambiare, ma è convinto che il potere gli cadrà tra le mani, senza fatica. Sta ancora aspettando.

La lega campicchia, perché l’elettorato è duro, chi si fida di quattro scalzacani bercioni che parlano di lavoro, ma non hanno mai lavorato? Certo l’idea dei” terun fora di bal”, di non dover più mantenere il sud e tenersi i soldi non è male, ma poi i comunisti? Son forti, al nord e allora teniamoci anche i terun. Cade il muro. I partiti non capiscono una mazza,come oggi, la gente invece sì, e gonfia il vento nelle vele dell’Umberto, fino all’incontro con il Berlusca, l’impresario che mette insieme gli orfani del pentapartito con leghisti ed ex fascisti.

Dura poco, scoppia la guerra, ma dopo la vittoria di Prodi, torna la pace, ma chi comanda è l’impresario, anche se il Bossi è l’attore principale. In canotta. Spariti molti padri fondatori: Miglio, Pagliarini, sono entrati in tanti, si sa in Italia il potere è un grande viagra, ma troppo potere porta maneggioni e paraculi. Un po’ la storia dei socialisti, e col potere le guerre interne, favorite dalla malattia del capo, tra maroniti e cerchio magico, che poi vuol dire la signora Bossi. Comprensibile, l’eredità è grossa, tanto potere e soldi Resta solo un problema.

L’elettorato, sì perché quello vero, quello della prima ora è stufo e anche i ceti medi si sentono traditi da Berlusconi, ma anche da Bossi, da un leader che da innovativo è diventato come la Camusso. Farà l’Umberto un passo indietro? Difficile, c’è da salvare lo stipendio del Trota ed il potere della signora Manuela, baby-pensionata, foraggiata dallo Stato nella sua attività didattica. Anche perché dopo tanti anni, da fattore il Bobo vuole trasformarsi in padrone, prima di diventare troppo vecchio. Forse per descrivere questa saga, Visconti non è adatto, molto meglio l’amico Silvio. Più che un dramma, è una soap opera.

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