Bibbiano, l’inferno continua: la politica si scanna e a pagare saranno i bambini di tutta Italia

Di Flavia Perina

La chiameremo la guerra dei bambini. Esiste da qualche tempo ma è stata dichiarata formalmente con il Caso Bibbiano, che ha visto la politica – quella di Serie A, dei leader, dei capi di partito – entrare sul campo delicatissimo dei diritti dei minori per avviare un conflitto improvviso e durissimo. Per capire la guerra dei bambini bisogna partire dall’assetto particolarmente scivoloso delle nostre norme in materia di abusi famigliari, dove i tre soggetti che gestiscono altri tipi di controversie o violenze – giustizia civile, giustizia penale, giustizia minorile – sono tutti contemporaneamente in campo, però senza parlarsi, così come non si parlano i diversi mondi adulti che ruotano intorno alla vita dei minori: la scuola, la parrocchia, i parenti, i vicini, l’assistenza sociale gestita dai Comuni.

Così nascono storie come quella di Veleno, nella Bassa Modenese, 16 minori sottratti alle famiglie nel ’97 per il sospetto che fossero utilizzati in riti satanici con omicidi rituali: la giustizia penale non se ne occupò mai, morti non ce n’erano, non c’erano nemmeno prove concrete dell’esistenza di una setta, eppure i bambini furono portati via e nessuno tornò più dai suoi genitori. Bibbiano è in qualche modo “figlio” di questa storia, perché due degli assistenti sociali che gestirono il primo caso sono indagati anche per le vicende della Val D’Enza e della Onlus Hansel e Gretel che ne gestiva i servizi. L’affidamento a terzi di bambini, abbiamo scoperto grazie a questa vicenda, è un buon affare per gli psicologi e gli affidatari. Così buono che nasce l’ovvio sospetto di interessi economici talvolta prevalenti rispetto a considerazioni di merito.

Ora che la guerra dei bambini è scoppiata, con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che dice: «Gli operatori devono sentire il fiato sul collo» e Nicola Zingaretti che minaccia querele per chi associerà il Pd alla parola Bibbiano, le parti sono chiaramente definite. Da un lato destre e M5S, intenzionate a scardinare un sistema legato da sempre ad altre filiere culturali, sistemi di pensiero e anche relazioni politiche sul territorio, per sostituirlo con chissà cosa (viene in mente il mondo della mediazione famigliare, fortemente promosso dal ddl Pillon, che domani tornerà in discussione alla Camera). Dall’altra parte la sinistra e la sua cultura pedagogica, incline a guardare con sospetto certe dinamiche della famiglia, da sempre più sensibile al tema delle violenze occulte che si consumano tra le mura domestiche e intenzionata a difendere modelli di intervento incardinati da moltissimi anni nelle aree che governa.

Ma quando un tema così delicato diventa una questione di schieramento, un conflitto culturale e tra partiti, non c’è mai da aspettarsi niente di buono

Ma quando un tema così delicato diventa una questione di schieramento, un conflitto culturale e tra partiti, non c’è mai da aspettarsi niente di buono anche perché questo “fiato sul collo” degli operatori rischia di rivelarsi un deterrente all’occuparsi di casi clamorosi e acclarati di bambini menati, talvolta seviziati, preda di genitori psicotici o semplicemente irresponsabili. La tendenza a farsi gli affari propri è già molto forte. Non abbiamo dimenticato la vicenda di Giuseppe, morto per le botte del patrigno a Cardito, nel Napoletano, a 7 anni: un ragazzino che arrivava ogni giorno a scuola coperto di lividi, così come la sorellina più piccola, senza che nessuno degli insegnanti avesse mai pensato a segnalare gli evidenti abusi. E Leonardo di Novara, 20 mesi, menato a morte dalla madre e dal suo compagno che si scambiavano foto dei suoi lividi in chat: in quel caso i nonni avevano presentato denuncia ai servizi sociali ma nessuno era intervenuto. O Ronald, Milano, 2 anni, torturato e ammazzato dal padre forse con la complicità della madre. Sono tre fatti molto recenti – gli ultimi tre mesi – che raccontano bene come l’insensata violenza contro i minori, nelle famiglie, non sia un’invenzione di nessuno: cose atroci accadono e troppo spesso accadono senza che nessun adulto raccolga i segnali di sofferenza o di autentico orrore che arrivano dai corpi e dai volti dei più piccoli.

Trasformare Bibbiano nello spartiacque tra un “prima” che colpevolizzava falsamente le famiglie per favorire affidatari senza scrupoli e un “dopo” nel quale la famiglia recupera un suo potere esclusivo sui bambini è un’operazione che danneggerà gli interessi e le vite di molti soggetti deboli, per i quali l’unica speranza contro le botte e la paura è appunto “l’interferenza” di un soggetto pubblico, che sappia guardare e intervenire. Dobbiamo aver paura di ogni approccio ideologico alla questione dell’educazione e della tutela dei minori,ma soprattutto dobbiamo temere una società che si gira dall’altra parte davanti ai lividi di un bambino dicendo: non sono affari nostri.

Da LInkiesta

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