Gli aderenti al Pdl e gli elettori di quel partito non hanno mai ben compreso il “giro di valzer” che ha condotto Berlusconi a dimettersi senza attivarsi affinché fossero indette nuove elezioni politiche.Anzi, Berlusconi è stato fra i sostenitori del nascente Governo Monti, fortissimamente voluto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme al Pd ed al Terzo Polo.Berlusconi ha rimesso il suo mandato nelle mani dello stesso presidente della Repubblica che ha firmato il Decreto Legge sulla manovra predisposto dal Governo Monti, mentre poche settimane prima aveva negato la propria firma al Decreto proposto dal Governo Berlusconi, al fine di dar corso agli impegni economici e di bilancio assunti con l’Europa: nei giorni scorsi dunque Napolitano ha negato il carattere d’urgenza dei provvedimenti economici proposti da Berlusconi ed oggi invece afferma che i provvedimenti adottati da Monti rappresentano una inderogabile emergenza nazionale. Risulta difficile capire come Berlusconi abbia potuto accettare di sedersi allo stesso tavolo con il Pd che, nei tre anni del suo Governo, lo ha preso di mira senza pietà, lo ha aggredito verbalmente, screditato e dileggiato, osteggiando in ogni modo il suo operato, a prescindere dai contenuti delle sue proposte.Un Pd che è andato oltre il suo doveroso compito di oppositore del Governo, sconfinando nel fanatismo ideologico e nell’odio personale nei confronti di Berlusconi.I militanti del Pd, insieme ai dipietisti, fautori dello sfascismo, hanno applaudito quando un esagitato, animato da odio ideologico, ha scagliato contro Berusconi una statuetta del Duomo di Milano, giungendo, addirittura, ad insinuare che l’episodio fosse il frutto di una messinscena; all’indomani delle dimissioni del Governo presieduto da Berlusconi, gli stessi lo hanno insultato e gli hanno lanciato contro, in segno di disprezzo, delle monetine.Il Terzo polo, terzo lato del neo triangolo politico che regge il Governo Monti, vede al suo interno: quel Gianfranco Fini, artefice principale della rottura interna del Pdl, che ha preso a pesci in faccia Berlusconi in più occasioni; quel Pierferdinando Casini che ha sempre puntato a disarcionare Berlusconi per divenire il leader del centro-destra ed ha sempre ostacolato l’attuazione degli obiettivi qualificanti del programma politico dell’allora Casa delle Libertà.Ora Berlusconi siede allo stesso tavolo con questi partiti e con questi personaggi politici, da sempre a lui ostili. Cos’è che lo ha indotto a tale scelta? Alcuni giornalisti zelanti hanno parlato di “ritirata strategica”, altri invece di una vera e propria resa finalizzata a salvare Mediaset dall’assalto delle cosiddette “toghe rosse” e dalla speculazione finanziaria, più o meno pilotata.La motivazione ufficiale della svolta politica è stata questa: “Berlusconi ha deciso di concorrere alla formazione del Governo Monti per senso di responsabilità, di fronte ai gravi problemi economici del Paese”. Una motivazione che però non ha convinto gran parte dell’opinione pubblica.L’ex ministro Calderoli ha parlato di sindrome di Stoccolma, alludendo a quella condizione psicologica che porta le vittime a solidarizzare con i carnefici.Senza volere scomodare motivazioni patologiche, che mi sembrano eccessive e fuori luogo, resta il fatto che questo cambio di rotta repentino, per molti, rimane ancora politicamente inspiegabile.
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