Bankitalia violata

277-0-26806 bankitaliaNel turbinio degli eventi che videro il Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, sottoposto ad intercettazione telefonica ed i verbali delle sue conversazioni private, nonostante fossero secretati, diffusi alla stampa, molti si sono chiesti: fino a che punto può spingersi la lotta politica e finanziaria in Italia senza che vengano intaccate le basi della libertà personale e della democrazia?

L’ex ministro socialista Rino Formica a questo proposito ha dichiarato al Corriere della Sera del 30 luglio 2008, cose inquietanti: “non penso proprio che la magistratura, ogniqualvolta ha intercettato un politico avesse la regolare autorizzazione o conoscesse una notizia di reato.

Vige la pratica dell’autorizzazione in bianco: prima si fanno le intercettazioni, poi si riempiono i moduli in base ai nomi ed alle circostanze scoperte; formalmente i diritti sono rispettati, nella sostanza no”.

Ora questo sistema si è esteso al mondo della finanza, delle Banche e della Borsa?

La Banca d’Italia è un Istituto di diritto pubblico inserito nella costituzione materiale del Paese che concorre ad assicurare la stabilità del valore della moneta e l’efficienza del sistema finanziario. Condizione base affinché tale istituto possa svolgere il suo compito è che venga assicurata autonomia e indipendenza dai poteri esecutivo e giudiziario dello Stato.

E’ vero che autonomia e indipendenza non significano arbitrio ma questa condizione, nelle vicende Antonveneta e Bnl non è stata provata, perché nulla risulta dagli atti ufficiali della Banca d’Italia; si è invece montato un castello accusatorio sulla base di informazioni che sono giunte alla stampa attraverso comportamenti illegali, come la diffusione ai giornali di atti coperti da segreto istruttorio.

Non si garantisce la legalità violando la legge e chi lo fa non è mosso certo dal nobile intento di far emergere la verità, bensì dallo scopo di condizionare pesantemente l’attività istituzionale del Governatore nel senso di costringerlo alle dimissioni o di porlo sotto una virtuale spada di Damocle che lo renda facilmente “influenzabile”. E se questo condizionamento già esistesse il problema non si risolverebbe con un condizionamento di segno opposto, ossia cambiando l’area di influenza. La via maestra rimane sempre quella: assicurare, attraverso leggi adeguate ed efficaci controlli, l’autonomia e l’indipendenza effettiva dell’arbitro.

Oltretutto i contenuti dei verbali apparsi sulla stampa riguardano più il personale, l’intimo delle persone coinvolte e non rivelano azioni illegali. Non si fa la storia ne’ le rivoluzioni raccogliendo notizie sottoposte a segreto istruttorio o guardando nel buco delle serrature. Secondo l’ex ministro delle finanze Vincenzo Visco è “ingiustificabile” il ricorso alle intercettazioni. “Si ha l’impressione che si voglia cercare il pettegolezzo anziché perseguire i reati”.

Il garante della Privacy Francesco Pizzetti, a proposito delle intercettazioni telefoniche, in una recente intervista concessa al “Giornale” del 29 luglio 2008, ha affermato: “Sarebbe opportuna una modifica al codice di procedura penale che preveda lo stralcio dal testo delle intercettazioni telefoniche delle notizie relative alla vita privata – o comunque non rilevanti per gli aspetti processuali – prima che il testo delle intercettazioni sia depositato in cancelleria”.

L’Italia è l’unico Paese europeo nel quale il reato di violazione del segreto istruttorio è così diffuso, ma, soprattutto, rimane così spesso impunito. Ciò in quanto quasi tutte le inchieste avviate dalle Procure dove si verificano le fughe di notizie, si sono concluse con una archiviazione.

Il Consiglio superiore della magistratura non può continuare a chiudere gli occhi sul preoccupante fenomeno della violazione del segreto istruttorio. I processi si fanno nei Tribunali, non in piazza e nessuno può essere “lapidato” pubblicamente prima ancora che gli sia stata attribuita alcuna colpa.

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