Dopo Profumo sono arrivati tutti: parliamo dei banchieri italiani che si sono trasformati in politici. Da Gad Lerner abbiamo avuto Modiano, sui giornali imperversa da sempre Abete, presidente di Bnl, mentre Passera, a.d di Intesa e Galateri, presidente delle Generali, hanno scelto il Corriere come tribuna per le loro esternazioni.
Una domanda nasce spontanea: tutti questi banchieri si sono trasformati in politici o lo sono sempre stati? Vale la seconda risposta. In primo luogo perché le grandi banche hanno come azionisti le fondazioni bancarie, istituti governati da politici e lobby: il loro capofila, Guzzetti, Presidente Acri, è un politico di lunghissimo corso, che ha indossato, strada facendo, il doppiopetto del banchiere. Dalla politica vengono pure il presidente d’Intesa, Bazoli, Mussari dell’MPS, Palenzona di Unicredit, solo per fermarsi alle banche maggiori, mentre Abete e Galateri provengono teoricamente dall’impresa, ma il primo l’ha persa ed il secondo l’ha lasciata da tempo. Anche i manager non sono immuni dal virus: Passera ha diretto le Poste, dove non si entra per concorso e Modiano è sempre stato molto vicino al Pd, così vicino da averne sposato una deputata, la Pollastrini. Poi, caduto in disgrazia dopo la fusione Intesa-San Paolo, è finito alla Mittel, finanziaria vicina a Bazoli, per tentare di risolvere i problemi del finanziere bresciano Zalesky ed infine è arrivato a presiedere Nomisma, laboratorio economico prodiano. Come si vede, se non è zuppa, è pan bagnato. Ora tutti questi signori sono liberi di esprimere il loro pensiero e se lo desiderano, entrare in politica, solo vengono in mente due domande: se sono bravi, come scrivono i giornali del circuito industrial-bancario, perché le banche italiane inanellano ogni giorno nuovi minimi e poi perché nessuna banca o istituzione finanziaria internazionale cerca di accaparrarsi i loro servigi? Forse perché in Italia i banchieri sono più abituati a frequentare le anticamere dei politici, che i mercati, per questo accade che spesso si scambino di ruolo e ci appaiano, magari a torto, non molto diversi. Se non è zuppa, è pan bagnato, appunto.