E’ evidente che le colpe dei padri non debbono ricadere sui figli, ma da qui al silenzio più totale, ne corre. I fatti dicono che il padre del premier è indagato per la bancarotta fraudolenta di una società ceduta ad un socio d’affari, sospettato di essere un prestanome e che il babbo imprenditore se si considerano tutte le società fallite o in difficoltà, ha avuto crediti dalle banche per decine di milioni, con un capitale di ventimila euro. Bravura? Amicizie? Boy scout? Non si sa. Quello che si sa è che prima di diventare presidente della Provincia di Firenze, Renzi è stato assunto dalla società di famiglia come dirigente e la collettività gli ha pagato i contributi. Ok, lo fanno tutti e poi Renzi pare abbia rinunciato al benefit, una volta diventato premier, lo si ricorda per amor di verità.
La Serracchiani dice che l’avviso di garanzia è a tutela dell’indagato, ma fino ad ora la sinistra lo ha sempre considerato un indice di colpevolezza, ovviamente se riguardava i suoi avversari. Come non ricordare il caso Olgettine e la nipote di Mubarak, lì il metro non era innocenti fino a sentenza, anzi anche dopo l’assoluzione si è ironizzato. Ora invece tutti garantisti, a destra e a sinistra, puoi diventare Giudice Costituzionale con un avviso o pure con una sentenza passata in giudicato. Ora la giustizia ad orologeria forse esiste, mentre prima era una balla. Insomma, la sinistra non ha perso il vecchio vizio di pensare che la giustizia “per gli amici si interpreta, per i nemici si applica. Però un dubbio ci assale: esiste ancora la sinistra o abbiamo una moderna versione del berlusconismo?
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