Leggiamo su Reggio Report che l’ex assessore ed ex deputato Gandolf, è passato da politico a dirigente del Comune, peraltro preceduto dall’assunzione di altri cinque dirigenti, supponiamo di fiducia e perciò di area PD. Mentre il Covid taglia posti di lavoro e salari, la macchina comunale assume sempre nuovi generali, nel mentre che la giunta piange miseria per il venir meno delle imposte e delle entrate garantite da un’economia che si ferma. Insomma, chiagne e fotte. Non conoscendolo professionalmente, non possiamo azzardare giudizi, magari si tratta di uomo da premio Nobel, ma ormai i premi Nobel venuti dal Pd cominciano ad essere troppi. Devo dire che la cosa non stupisce, trattasi infatti di un’ antica consuetudine, o meglio abitudine del Partito di nominare i suoi in posizioni di potere discretamente retribuito e, come diceva Mark Twain, le abitudini non si gettano dalla finestra, ma si accompagnano alla porta un gradino alla volta. Se accompagnare il Pd e queste abitudini alla porta è un compito che spetta agli elettori, non si può però non arrivare a pensare che per trovare un posto è meglio frequentare i corridoi del Partito, che prendere un Master alla Columbia University. Del resto che si tratti di un’ abitudine è provato dalle nomine dei Bonaretti brothers al Consiglio di Stato e all’Iren, di Battini ex segretario di Castagnetti e Delrio a direttore generale del Comune, con un curriculum professionale che saremmo curiosi di conoscere. Prima fece scuola l’ex sindaco di Correggio, Ferrari, che passò da Presidente delle Ferrovie Regionali a dirigente. Probabilmente a questo diritto di fatto si è ispirato pure il precedente Presidente della Manodori, nell’assumere come direttore Faietti, consulente del sindaco Vecchi, pur avendo all’interno professionalità molto qualificate. Senza dimenticare il capogruppo del Pd, Rinaldi, diventato direttore prima di Istoreco, poi di Reggio Children. Messi in fila fanno un elenco telefonico, tutto legittimo, per carità, è appunto la forza dell’abitudine. Certo uno può dire: conosco fior di giovani reggiani con eccellenti curriculum che lavorano in prestigiose multinazionali e che potrebbero essere chiamati, in fondo uno stipendio da centomila euro non è facile da trovare. Conoscono pure le lingue, magari non il portoghese come il Faietti dove pare eccella, ma spagnolo, tedesco, francese, oltre l’inglese li masticano. Ebbene, ripetiamolo: costoro sono dei pirla, lo aveva detto il già ministro del lavoro Pd, Poletti: non serve a nulla prendere dei bei voti, servono le relazioni, magari quelle coltivate giocando a bocce nei circoli della sinistra. Qualcuno mi telefonerà per dirmi che gli altri partiti non sono migliori, è possibile, ma questi mi governano e su questi io scrivo, non voglio avere sulla coscienza i peccati di omissione dei tanti che tacciono per convenienza, quieto vivere o peggio, disinteresse. Anche se è ormai evidente che mentre chi produce la ricchezza, nella crisi vede tagliati salari, diritti e pure posti di lavoro, il Sindaco di Reggio non ha certo avviato un processo di efficientamento e dimagrimento della pletorica e inefficiente macchina comunale, chiagne e fotti appunto. Tutti di corsa sull’ultimo elicottero che parte da Saigon, tra chiacchiere, bonus e debiti, mentre il Paese affonda nella melassa burocratica, casse integrazioni anticipate dale aziende, prestiti fermati a Roma da Sace e Mediocredito centrale, per tacere dell’Inps. Ma magari sono solo io a vedere problemi, come il fatto che lo spread della Grecia è venti punti base più basso del nostro, si sa gli anni ci rendono pessimisti, ma vedo che pure Calenda comincia a perdere la pazienza e dice che al governo c’è gente che non ha mai gestito un bar, forse con l’eccezione di Di Maio che di bibite se ne intende. Magari solo io trovo indecente che si assumano amici o compagni, mentre i nostri giovani più intraprendenti vanno via, ma in fondo sono davvero dei pirla visto che ai più la cosa appare normale.
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