Autostrade e facce di bronzo

Il 30 novembre scadranno i termini della seconda offerta per rilevare da parte di Cassa depositi e prestiti la maggioranza della rete autostradale. Una penosa vicenda   che vede lo Stato e la famiglia Benetton litigare dall’ indomani del crollo del ponte Morandi e dei funerali di ben 43 persone.

Le intercettazioni presenti nell’ordinanza di arresto dei managers Aspi, rendono ancora più intricata la vicenda, che ha visto il governo incapace di sfilare la concessione e pronto a trattare con i soci di Atlantia che, fino a oggi, hanno sempre mantenuto una posizione di forza.

L’ ammissione da parte dei rappresentanti della famiglia Benetton di aver risparmiato sulle spese destinate alla manutenzione, a fronte di un progressivo incremento dei dividendi, fa arrabbiare gli italiani, rivela la pochezza del governo e il ridicolo dei grillini che urlavano abbiamo sconfitto i Benetton. Ma soprattutto rivela gli stretti legami della famiglia di Ponzano Veneto col Pd. Anche se i vari cantori del regime, accusano come sempre il centrodestra di ogni colpa, centro-destra che di colpe ne ha certamente, ma non governa, con l’eccezione del Conte uno, da dieci anni. Come finirà questa vicenda è ancora presto per dirlo, certamente si possono ipotizzare due cose, che non ci sarà la revoca e che i Benetton non usciranno a mani vuote, con buona pace del povero Toninelli. Vediamo di tirare alcuni dei fili rossi che legano il Pd ed i Benetton. L’attuale ministro dei trasporti Paola de Micheli, ha fatto parte della fondazione Vedrò di Enrico Letta, di cui Autostrade è stata finanziatrice. Lo stesso Letta era consigliere della società autostradale spagnola Abertis, da cui si è dimesso poco prima che l’acquistassero i Benetton, un caso certamente. Non è invece un caso che diventato premier, chiami a fare la sottosegretaria ai Beni Culturali Simonetta Giordani, che lavora per Autostrade e una volta terminata l’esperienza di governo ritorna a lavorare per Atlantia.

Che dire poi di Paolo Costa. Tra il 1997 e il 1998 ricopre l’incarico di ministro dei Lavori pubblici, per poi diventare ministro delle Infrastrutture nel 2006, prima che lo stesso incarico vada ad Antonio Di Pietro. Costa è vicino a Romano Prodi.

Tra il primo e il secondo incarico romano, fa il sindaco di Venezia. Nei 24 mesi trascorsi al ministero dei Lavori pubblici contribuisce a preparare al fianco del Professore la privatizzazione della rete autostradale e getta le basi dell’intero sistema di concessioni. Che verrà modificato più volte negli anni, senza però venire mai stravolto e che diventa presidente di Spea la società dei Benetton incaricata dei controlli sulla rete autostradale, ponte Morandi compreso. Senza dimenticare che il pupillo di Prodi, Gros Pietro presidente Iri dal 97 al 99, che vendette autostrade ai Benetton, nel 99, poi dopo un passaggio all’Eni, 99-2002, è diventato  Presidente di Autostrade, poi Atlantia, dal 2002 al 2010, ed ora presiede Banca Intesa, come si vede un ben oliato sistema di porte girevoli, che riporta al sistema di relazioni e potere che ruota attorno al Pd.

Dopo aver ascoltato le imbarazzanti intercettazioni, dei manager autostrade, il Pd è restato silente mentre i grillini hanno rialzato la testa. Giancarlo Cancelleri, vice ministro dei 5 stelle, ha di nuovo sollecitato la chiusura dell’operazione Cdp-Aspi entro l’anno o la revoca della concessione. Ma purtroppo per lui il suo collega di partito, il ministro alla Sviluppo economico Stefano Patuanelli, incontrava l’ex Ad di Autostrade Castellucci, ora agli arresti, per chiedergli un aiuto nel salvataggio Alitalia. Questo dopo il crollo del Ponte Morandi e quindi sconsigliamo ai grillini di salire sui balconi ed urlare onestà, onestà.

Come si fa a urlare in piazza e poi fare intelligenza con il nemico? Meglio molto meglio il silenzio e le facce di bronzo del Pd.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.