Autostrade chi ha fatto l’Affare si vedrà più avanti.

Dopo aver sconfitto la povertà col reddito di cittadinanza, abbiamo sconfitto i Benetton, dico abbiamo perché entrambe le operazioni sono fatte coi soldi di noi contribuenti. Essendo come sempre una decisione presa, o meglio, annunciata salvo intese, non si riuscirà che in futuro a capire bene chi ha vinto e chi ha perso. Per ora sappiamo che il titolo di Atlantia è andato verso un forte rialzo.

Mentre Cassa Depositi e Prestiti inizia a fare di conto, dovrebbe mettere una cifra che si aggirerà tra i 3 e i 4 miliardi, con uno schema per scalare Aspi in due step. Cdp salirà inizialmente al 33%, vincolando l’aumento di capitale agli investimenti nella rete autostradale. Contemporaneamente Atlantia venderà un altro 22% agli altri investitori istituzionali «graditi» a Cdp, raggiungendo così il controllo con il 55% e diluendo per il momento al 10-12% la partecipazione di Atlantia. Tra gli investitori pronti a comprare le quote di Atlantia, ci sarebbero il fondo americano Blackstone, l’australiano Macquarie e si è fatto pure il nome di F2i e Poste Vita.

Almeno questo è lo schema che Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe mettere sul tavolo del negoziato, ma qualsiasi importo resta provvisorio finché non si avrà la certezza sulla valutazione di Autostrade e soprattutto non verrà definito l’accordo nei dettagli.

L’incertezza delle cifre ruota soprattutto intorno al valore di Autostrade.  Ma il costo per Cdp potrebbe aggirarsi intorno ai 4 miliardi, considerato anche che l’ultima valutazione dell’88% detenuto da Atlantia in Aspi sarebbe di circa 8 miliardi.

Rispetto ai 14,8 miliardi della valorizzazione assicurata da Allianz e Silk Road Fund nel 2017 per salire al 12%, i numeri si sono ridotti, ma perché si possa stabilire il valore di mercato andrà rivisto il decreto Milleproroghe, che ha ridotto da 23 a 7 miliardi l’indennizzo in caso di revoca, una cifra inferiore rispetto all’indebitamento di quasi 9 miliardi della società, che saranno sulle spalle dei nuovi azionisti e bisognerà considerare anche gli effetti del nuovo piano tariffario da riformulare, con una forte riduzione degli incassi.

Autostrade per l’Italia ha chiuso il bilancio del 2019 con 3,69 miliardi di ricavi da pedaggio su 4 miliardi di ricavi totali e una perdita netta di 268 milioni. Il tutto, a fronte di un indebitamento finanziario netto di 8,39 miliardi, che andrebbe quindi a gravare sulle spalle del nuovo azionista, cioè Cdp e ulteriori investitori, che dovranno farsi carico anche delle perdite causa Covid di almeno 1 miliardo di ricavi nel 2020.

Vanno poi tenuti in considerazione anche gli investimenti da 14,5 miliardi fino al 2038 (di cui 7,5 miliardi già cantierabili), che ovviamente finiranno in capo al nuovo azionista. Nuovo azionista che dovrà pure ridurre le tariffe e con esse la redditività dell’azienda

Infine non è chiaro chi pagherà i 3,4 miliardi che Aspi aveva messo a disposizione per il nuovo ponte e per i danni alla città di Genova, che supponiamo restino in capo ad Aspi e ai suoi nuovi proprietari, come il pagamento delle cause civili, compresa la manleva per le colpe, ove fossero accertate di dipendenti dello Stato, che i Benetton avevano rifiutato e che Cdp si accollerà sicuramente. Per non parlare poi della gestione: lo Stato italiano con Anas è un gestore peggiore dei Benetton, vedi il crollo di numerosi ponti, da quello appena inaugurato in Sicilia dall’allora ministro Delrio, crollato due giorni dopo l’inaugurazione, o da ultimo quello di Aulla.

Insomma, si sono fatti i titoli dei giornali ma la sostanza – nonostante lo slogan dei Cinque Stelle “Bye Bye Benetton” – è ancora tutta da vedere.

Di certo si può affermare che grazie anche alla redditività di Autostrade, il gruppo Atlantia ha raggiunto i 100.000 dipendenti, di cui poco meno di un terzo in Italia, è diventato un leader mondiale nel settore autostrade, comprando Abertis, nella ristorazione che viaggia con Autogrill e negli areoporti, per non parlare di società come Cellnex e Telepass. Alle nuove condizioni di tariffe ed investimento, ai Benetton è convenuto uscire, la mucca aveva già dato latte a sufficienza. Resta da capire che fine faranno i dipendenti delle società di controllo e soprattutto di Pavimental, la società che svolgeva i lavori in house, sia che vengano inglobate, sia che vengano chiuse, rappresenteranno un ulteriore costo.

Infine, certo anche per colpa degli azionisti, l’Italia perde uno dei suoi player mondiali che pagava le tasse in Italia. Non ci stupiremmo di vederli, a bocce ferme. emigrare anche loro verso l’Olanda e allora sarebbe veramente da dire By By Benetton.

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