WSJ. Articolo 18, Monti contro i sindacati

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Per il Wall Street Journal la più grande sfida alla crescita economica italiana non è il  debito pubblico, ma le leggi italiane sul lavoro, compreso l’articolo 18, che stanno causando ciò che dovevano prevenire: la disoccupazione.Riforme strutturali del lavoro non sono nulla di nuovo per gli italiani. Ma anche il solo discutere di possibilità di modernizzazione è stato fino a poco tempo fa un argomento inaffrontabile politicamente.

La legge più significativa è una reliquia degli anni ’70 che fu sostenuta e realizzata dai sindacati: l’Articolo 18 dello statuto dei lavoratori che rende impossibile il licenziamento perfino del più incompetente tra i dipendenti. Con un gioco perverso esso sta causando disoccupazione anziché prevenirla.

Secondo l’articolo, i datori di lavoro devono dimostrare, non  che un dipendente licenziato abbia fallito nel completare gli obbiettivi prefissati e nelle prestazioni attese, ma anche provare concretamente che vi è stata negligenza da parte del dipendente nel perseguire gli obblighi lavorativi. L’unica giusta causa per licenziare è il rifiuto deliberato di prestare opera.

Può una legge essere più vaga?

Se davanti al tribunale del lavoro non si portano sufficienti prove, il dipendente deve essere reintegrato, rimborsato dei salari non percepiti e risarcito. Aziende con meno di 15 dipendenti hanno una scelta tra reintegrare o pagare 15 mensilità sotto forma di ferie (una tantum), prima di riuscire a liberarsi dello scomodo lavoratore. I tribunali non sono per niente imparziali.

Andrea Ichino, un economista dell’Istituto Universitario Europeo, ha notato che la giustizia si è spesso schierata a favore di quei dipendenti licenziati in quelle aree ad alto livello di disoccupazione piuttosto che in quelle a basso livello. Con un sistema di tribunali contro le imprese, i datori di lavoro non vogliono correre rischi nell’assumere lavoratori che in futuro potrebbero non andare bene.

Questa perversa legislazione ha fatto guadagnare all’Italia il secondo peggior posto in cui fare impresa, tra le nazioni OCSE, superata solo dalla Grecia.

I Stefano Scarpetta dell’OCSE ha rilevato che le nuove aziende italiane incrementano le proprie risorse del 20% nei primi 2 anni, contro il 160% degli USA. Poichè le leggi che regolano il lavoro favoriscono coloro che hanno già un impiego, a discapito di coloro che lo cercano. Ironicamente, queste leggi andranno a colpire proprio quelle persone dalle quali dipenderà chi oggi sta lavorando, per il sostegno delle pensioni: i giovani che attualmente sono disoccupati. La disoccupazione giovanile in Italia è tra le più alte d’Europa. Secondo l’Eurostat la media di disoccupati tra il 2001 e il 2010 è stata del 5,8%, mentre secondo l’OCSE decresce il numero degli occupati con meno di 50 anni, mentre aumenta incessantemente l’età media dei lavoratori da 50 verso i 70 anni.

Ora Monti e Fornero hanno assicurato che faranno le riforme per mettere l’Italia, indebitata ed economicamente stagnante, sul sentiero della crescita sostenibile. Più facile a dirsi che a farsi. Il ministro Fornero recentemente aveva proposto di estendere il periodo di prova a 3 anni, prima di avere i benefici dell’articolo 18, ma ha sollevato una tempesta di fuoco politica. Quindi in un’apparizione in tv ha detto che terrà la soluzione per ultima. La maggior parte dei tentativi di riforma si è sempre ritorta contro la codardia dei politici nei confronti dei sindacati. Monti e Fornero stanno preparando il campo per la grande battaglia di questo mese, quando cercheranno di riformare l’art. 18 insieme ad altre leggi che hanno ancorato la crescita italiana per quasi mezzo secolo.

Ovviamente incontreranno molta opposizione ed il successo non è per niente scontato. Però il solo fatto che il governo e i politici stiano dialogando su un argomento intoccabile, è segnale che l’Italia sta cambiando.

                                                                                                                                            

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