Amministrative, il centro-destra diviso e confuso perde ancora

 Come avevo scritto nel precedente numero di Stampa Reggiana, non era difficile prevedere che il Pd avrebbe stravinto le amministrative, cosa che si è verificata. In primo luogo perché il centrodestra in Italia è forte, ma non ha la maggioranza assoluta e il doppio turno è il sistema che meno lo favorisce, diversamente dal turno secco delle regionali. In secondo luogo la sinistra presenta candidati magari di apparato, vedi Bologna, Torino, Roma, magari non esaltanti, ma radicati da anni di lavoro politico e pertanto considerati più affidabili. Oggettivamente i candidati del centrodestra, con l’eccezione di quello di Torino, richiedevano un atto di fede più che un voto politico. Infine la coesione del centrodestra, che era la sua forza, è andata in frantumi: Forza Italia sogna un grande Partito Popolare, la Meloni ha fatto il pieno di una destra, che certo non è fascista, ma rimane al fondo più populista dei grillini. Chi paga il prezzo maggiore è non solo la Lega, divisa tra i pragmatisti del Nord, vicini a Draghi e alle sue politiche e l’ala centro- meridionale, più vicina alle politiche della Meloni. Ora Salvini che strappa con Draghi, sapendo di non poter strappare veramente, fa simpatia, ma ha poco tempo per decidere, se riallinearsi con Draghi, perdere voti ora, per acquisire una nuova centralità domani o restare in mezzo ed essere fatto fuori dalla nascita di un nuovo centro politico, in cui confluiranno inevitabilmente pezzi importanti dei dirigenti e degli elettori leghisti. In quell’area del resto si agitano molti attori: Renzi, Calenda, Toti e soprattutto Berlusconi e l’area, mal contati vale 15 punti, se perde anche questi potenziali alleati, Salvini si consegna a terzo gruppo della coalizione di centrodestra. Letta ha vinto chiaramente, anche a Siena dove gli uomini del Pd avevano fatto fallire la più antica banca italiana, un po’ perché si è mosso poco e bene, un po’ perché i suoi avversari si sono mossi male, molto perché i grillini sono di fatto evaporati e con loro l’inconsistente Giuseppi Conte. Il vero problema di Letta è l’alleanza coi residui del grillismo, che allontanano da lui i centristi e specularmente alla Lega, il Pd non è autosufficiente. Fino all’elezione del Presidente della Repubblica, non succederà nulla, l’unico che deve decidere il da farsi è Salvini, che dal secondo turno delle amministrative uscirà ancora più ammaccato. Il centrodestra dovrebbe capire che i partiti monocratici hanno uno scarso radicamento sul territorio e questo è il loro problema alle comunali, come si vide bene alle Europee dove al trionfo leghista corrispose nella stessa giornata la vittoria nei comuni del Pd, particolarmente nelle regioni rosse. Per quanto riguarda Reggio, il centrodestra conferma Casina e conquista Ventasso, entrambi strappati a sindaci del PD, il che dimostra che la qualità dei candidati conta. La cosa è avvenuta perché i dirigenti locali del centro destra non se ne sono occupati, per fortuna dopo la disastrosa gestione di Canossa. Purtroppo i dirigenti locali sono sempre gli stessi anche se hanno cambiato partito, passando da Forza Italia alla Lega e da quest’ultima a FdI e con questa dirigenza non si vince di certo, al massimo si pagano conti Salati.

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