I numeri dicono che ha vinto il Pd, che ha conquistato un migliaio di comuni sui 1300 che andavano al voto, su 25/26 grandi città ne amministrava 21 e dovrebbe conservarle quasi tutte, con la probabile eccezione di Roma, dove è miracolosamente arrivato al ballottaggio. Sarebbe clamoroso se perdesse a Torino e Bologna, ma ne dubitiamo, oppure a Milano, cosa più che possibile, vista la modestia del candidato Sala. Poi i problemi non mancano per nessuno, il centrodestra va al ballottaggio a Milano, con speranze e a Bologna senza speranza, è uscito schiantato da Roma e Torino, a Napoli Lettieri le buscherà da De Magistris come la volta precedente, in cui tra l’altro era in vantaggio. I grillini dovrebbero prendere Roma, che per loro potrebbe essere la consacrazione di alternativa reale al renzismo, ma in molte città medie e piccole sono stati dei comprimari. Sono i problemi del tripolarismo, uno dei tre deve arrivare terzo. Per quanto riguarda il Pd, perde voti verso i grillini e l’astensione, non verso la sinistra, troppo datata per essere attrattiva. Nel centro destra Berlusconi è vecchio, ma i giovani Salvini e Meloni non hanno il talento politico di Renzi e senza Forza Italia, non sfondano da nessuna parte. I grillini hanno molti problemi, ma soprattutto quello di una classe dirigente improvvisata a volte con culo, altre no e questo spiega i loro alti e bassi, se fossero un titolo borsistico, si direbbe la loro volatilità. Detto questo, i problemi dell’Italia restano intatti e non li risolveranno neppure i ballottaggi.
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