Alla festa del Pd è Renzi la vera sorpresa

renzi 320x205Ci avevano provato, i vecchi del Pci, a tirare un “trappolone” a Renzi, ma non ci sono riusciti: l’obiettivo era quello di far si che ad ascoltare Renzi, il giovane e brillante Sindaco di Firenze, vi fossero solo poche persone, in modo di poter dimostrare che quel giovane ragazzo non ha seguito all’interno del Pd, che rappresenta cioè un fuoco di paglia destinato a spegnersi al primo soffio di vento.

Renzi era ben consapevole di questo tentativo, dato che non è un neofita della politica, ne’ un ingenuo, ed è perciò corso ai ripari portando con se alcuni pullman di simpatizzanti ed amici.

Una svolta sventato il pericolo, Renzi ha pero dimostrato di reggere bene il confronto con il pubblico, anche con quello che, all’interno del Pd non lo ama. Non credo però che la questione che oppone Renzi ai vecchi dirigenti del Pd sia solo di natura generazionale: giovani contro vecchi.

In realtà quello che spaventa i vecchi dirigenti del Pd, da Bersani a D’Alema, ma anche da Marini a Bindi, è il dover essere sottoposti, senza rete, attraverso le primarie, al giudizio dei loro elettori e simpatizzanti. Nei vecchi partiti, dal Pci alla Dc, il rapporto con la base è sempre stato mediato dalla palude dei congressi, che spesso si traduceva in compromessi sotto banco fra i vari capi correnti ed i signori delle tessere. Con le primarie, invece, la musica cambia: i musicisti sono più di uno e non vi è possibilità di contrattazione preliminare; a decidere è il voto degli elettori che partecipano alle primarie.

I vecchi esponenti del Pd, ma anche quelli del Pdl, sono gli stessi che si oppongono ad una riforma della legge elettorale ed alla reintroduzione delle preferenze, in quanto, se il partito viene escluso dalla scelta dei candidati, temono di essere rimandati a casa o, peggio, di dovere iniziare a lavorare, ammesso che trovino un lavoro.

A Reggio Emilia vi è un parlamentare, Pierluigi Castagnetti, che è giunto alla quinta legislatura, ma non demorde: sarebbe interessante conoscere l’opinione di Renzi in proposito, visto che il cambio della guardia, per coerenza, non può riguardare solo le cariatidi dell’ex Pci. In molti modi si è cercato di screditare politicamente Renzi: lo si è definito un populista, un esponente dell’anti-politica, un amante dei plebisciti e della democrazia diretta, a scapito di quella rappresentativa, un filo berlusconiano; sono stati però solo epiteti ispirati dal pregiudizio politico dei vecchi militanti del Pci.

Certo Renzi viene dalla Balena bianca, è stato un giovane democristiano prima di entrare nel Pd, ma questo non può costituire motivo di pregiudizio politico, in quanto il Pd stesso è il frutto di una intesa fra gli esponenti di sinistra della Dc ed i reduci del Pci. Il vero banco di prova per misurare la statura politica di questo giovane sarà il confronto che, in occasione delle primarie, si svolgerà sui rispettivi programmi e sulle idee dei diversi candidati.

Certo Renzi alla festa dei democratici se l’è cavata bene, avvantaggiato anche da un intervistatore che non mi è sembrato all’altezza del compito, per cui ha potuto, senza fatica, dirigere l’orchestra e la musica da suonare. Renzi non mi è sembrato particolarmente preparato in materia economica, anche se ha dimostrato abilità politica nell’affrontare gli argomenti ed una buona eloquenza.

Certamente dietro di lui c’è un maestro della comunicazione politica, qual’è Giorgio Gori, ma Renzi ha dimostrato di possedere anche doti naturali, accompagnate da una buona dose di simpatia: qualità, quest’ultima, quasi assente fra i vertici attuali del Pd.

In una società dell’immagine com’è la nostra la simpatia è una dote che spesso risulta fondamentale.

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