Ai moderati serve un nuovo leader

moderati19912 300x300Il popolo dei moderati non ha mai compreso bene la ragioni delle dimissioni di Berlusconi, nonostante il suo Governo potesse contare su una maggioranza parlamentare incrinata dalla defezione di alcuni parlamentari, ma mai venuta a meno; non ha mai capito nemmeno perché si sia passati all’insediamento di un nuovo Governo di tecnici, senza seguire la strada maestra rappresentata dalle elezioni politiche.

Per queste ragioni l’elettorato moderato è disorientato ed in crisi di identità, specie dopo la sperimentazione della strana coalizione trasversale che ha dato origine al Governo Monti.

In questo contesto, a giudizio di molti, la candidatura di Silvio Berlusconi a leader del popolo moderato appare quantomeno inopportuna: oltre a dovere giustificare la sua fuga dalla “nave Italia” in difficoltà, secondo lo stile Schettino, Berlusconi si troverebbe nella scomoda situazione di dovere giustificare agli elettori il suo appoggio ad un governo di tecnici che ha fiscalmente salassato i ceti medi, in netta contraddizione con la promessa fatta di non mettere le mani nelle tasche degli italiani.

Con quale credibilità Berlusconi potrà presentarsi agli elettori moderati dopo avere applaudito all’introduzione dell’Imu, anche sulla prima casa? Ai moderati, ai ceti medi serve un nuovo leader, non un ritorno al passato.

Con Berlusconi si è conclusa anche l’esperienza del partito carismatico. Ora, in molti si aspettano un cambiamento anche all’interno del Pdl: da partito monocratico a partito democratico e di massa, con una organizzazione capillare ed un forte radicamento sociale, in coerenza con il modello che caratterizza il Partito Popolare Europeo. Diventa perciò non eludibile la modificazione del processo decisionale interno in senso partecipativo: un processo che proceda dalla base al vertice e non viceversa.

Anche sul piano organizzativo diventa indispensabile introdurre modifiche significative: se si vuole puntare al radicamento sociale del Pdl, occorre costruire una rete di associazioni, rappresentative sul piano sociale, che siano alternative a quelle della sinistra. Non si fa politica soltanto organizzando campagne elettorali a scadenza periodica, ma bensì attraverso l’azione quotidiana e sistematica e l’offerta alle categorie sociali ed ai singoli cittadini di soluzioni e modelli di riferimento alternativi nel campo economico, sociale e culturale.

L’Italia, in questa fase di difficile crisi economia, ha bisogno di un Governo politico autorevole, forte e con una precisa identità.

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