Si è mai visto, in qualsiasi parte del mondo, un agente segreto arrestato dalla polizia su mandato della magistratura, come è avvenuto nel caso del sequestro dell’imam di Milano Abu Omar?
Ma l’anomalia, da Repubblica delle banane, non sì esaurisce qui: si è mai visto un agente dei servizi, di qualsiasi paese del mondo, che dopo essere arrestato spiffera tutto e mette sotto accusa i suoi diretti superiori?
In Italia è successo, ma questi non sono agenti normali, bensì agenti da operetta. Si è mai visto un Governo, come è avvenuto in un recente passato, che, per “tagliare la testa” ai capi dei servizi segreti e quindi irrigimentarli, usa la magistratura?
I servizi non possono essere usati per le lotte politiche fra i partiti o in funzione degli interessi del Governo, altrimenti si sconfinerebbe nell’oligarchia o forse peggio Questa situazione anomala ha indebolito l’azione contro il terrorismo internazionale e ha fatto crollare la credibilità dei servizi segreti italiani. Oggi l’Italia si trova nel mirino degli stragisti islamici, in prevalenza arabi, mentre i suoi servizi difettano di personale specializzato, in particolare di interpreti di lingua e dialetti arabi.
La questione più rilevante riguarda le “garanzie funzionali”, cioè quella libertà d’azione che consentirebbe di agire anche commettendo illegalità a fini di indagine, senza però incorrere nei rigori della legge, ossia le operazioni sotto copertura.
Tutti i servizi segreti europei, e non solo, compiono azioni sotto copertura quando sono in gioco gli interessi della nazione ed è in corso un attacco allo Stato ed alla sicurezza interna; in Italia, invece si preferisce rinviare continuamente il problema, consentendo a zelanti inquisitori di mettere in pericolo la sicurezza nazionale.