Nei dintorni dell’8 marzo, voglio parlare di quote rosa e per farlo niente di meglio di tre donne, che a questa formula devono qualcosa, oltre ai loro meriti. Elsa: classe 1948 “Professore ordinario presso la Facoltà di Economia dell’Università di Torino, dove insegna, in inglese, Macroeconomia ed Economia del risparmio, della previdenza e dei fondi pensione.” Illuminante, i fondi pensione grimaldello della finanza speculativa e sua vittima sacrificale,li insegna in una lingua non molto adusa agli studenti italiani. Poi è tutta una esplosione di incarichi e nomine sempre in bilico tra politica, banca (il primo amore non si scorda mai) e istituzioni europee. Una carriera all’ombra della più inutile e costosa delle istituzioni : la commissione europea, andate a vedere quanto costa e cosa ha prodotto realmente, oltre ai favori per i pesi massimi.
Susanna: classe 1955 “Ha iniziato ad occuparsi di sindacato nel 1975. Dal 1977 al 1997 è dirigente locale della FIOM milanese”. Deve essere un genio: a 22 anni è già dirigente, anche se sindacale. Ma poi arriva la spiegazione “Negli stessi anni inizia a militare nel Partito Socialista Italiano” e non solo perché anche “Guglielmo Epifani, ….è di provenienza PSI” senza dimenticare il divo Fausto. Oggi è in trincea sui palchi d’Italia, con un caschetto rosso, da operaio, professione che dubitiamo abbia mai svolto. Supponiamo che da studentessa di archeologia, sia perfetta per dirigere un fossile, quale è ormai il sindacato.
Emma: classe 1965 si è fatta da sola, certo essere nata in una famiglia di imprenditori non l’ha danneggiata. Dalla laurea, ovviamente alla Bocconi, i ricchi accedono sempre, ovviamente perché sono più intelligenti, al consiglio di amministrazione, al ruolo di AD, in sette anni è presidente dei giovani industriali e nel 2008 è sul gradino più alto. Non c’è che dire: è un genio. È presidente della Fondazione Areté Onlus[3], che sostiene le attività dell’Università Vita-Salute San Raffaele” per la cronaca la fondazione ha sede in via dell’Olgettina e la citata Università ha a che fare con quel sant’uomo di don Verzè. Ma lei delle vicende dell’ospedale supponiamo non ne sappia niente.
Bene che queste signore abbiano dimostrato di saperci fare o di sapersi muovere, come e meglio dei maschi, ma vorrei fare gli auguri a tutte quelle che ogni giorno curano lavoro e famiglia, essendo discriminate al momento dell’ assunzione, o meglio non assunzione e dello stipendio e licenziate se fanno figli. Poi qualcuno ci deve spiegare come può crescere un Paese dove non nasce nessuno.
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